Polizze e conti correnti legati ai prestiti così in banca il “3 per 1” diventa un salasso

by Sergio Segio | 15 Novembre 2011 7:59

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ROMA – Entri in banca per un prestito o un mutuo e ne esci anche con un conto corrente e una polizza assicurativa. È il fenomeno del “3 per 1” alo sportello ma che, al contrario di quanto succede nei supermarket, invece di essere un vantaggio per il cliente è uno strumento impiegato dalle banche per guadagnare di più sulla carenza di liquidità  della gente e garantirsi il rimborso delle rate.
Secondo un’indagine di Altroconsumo, realizzata in 120 istituti di 6 città  italiane, il 92% delle banche italiane chiede, a fronte di una domanda di finanziamento, di aprire anche un conto corrente presso l’istituto, il 65% di sottoscrivere una polizza legata all’erogazione del credito. Assicurazione che viene “sponsorizzata” dalla banca stessa e di cui l’istituto figura come intermediario. Ricoprendo contemporaneamente la posizione di beneficiario delle prestazioni assicurative e quella di intermediario/venditore della polizza. E aprendo così un conflitto di interessi. L’Isvap, l’istituto di controllo delle assicurazioni, ha cercato di arginare il fenomeno inserendo nel regolamento del 2010 un articolo che avrebbe vietato alle banche o alle finanziarie di assumere, direttamente o tramite società  del gruppo, la posizione di venditore e beneficiario. Abi e Assofin hanno fatto ricorso al Tar per cancellare la norma. Ricorso accettato per vizio formale. A fine dicembre 2010 l’Isvap ha ripresentato il regolamento ed entro la fine dell’anno si tireranno le somme mentre il 18 novembre ci sarà  un incontro con le associazioni dei consumatori.
Quello delle polizze legate ai mutui infatti è un ricco mercato che vale 2 miliardi di euro l’anno, di cui 1,3 in mano agli istituti di credito. All’Isvap, che guarda soprattutto al livello delle commissioni pagate dai clienti, dicono che «la trasparenza non appare sufficiente a garantire una significativa riduzione delle provvigioni». Per l’Authority assicurativa insomma «le iniziative e i propositi delle banche in materia sono solo un primo passo e, visto che le cose non sono cambiate molto, occorrerebbe fare di più per abbattere il livello abnorme delle commissioni pagate dai cittadini». E mentre l’Abi, l’associazione delle banche italiane, fa sapere che è ancora “in attesa di conoscere i principali contenuti di una specifica regolamentazione da parte dell’Isvap”, gli istituti continuano a incassare le provvigioni, provvigioni che superano l’80% del premio. Se la norma che l’Isvap vuole introdurre passerà , il cliente potrà  cercare una copertura assicurativa altrove, rivolgendosi al mercato. Dove i costi di intermediazione sono nettamente più bassi e dove le polizze sulla vita «non coprono solo il rischio legato alla parte che riguarda il capitale residuo, ma anche spese sanitarie, perdita del lavoro, acquisto dell’auto» spiega Anna Vizzari, esperta di credito e mutui di Altroconsumo. Facciamo un esempio: su 200mila euro di mutuo viene erogata una copertura assicurativa dalla banca di 5.000 euro, la metà  di questa cifra se ne va in commissione. Mentre rivolgendosi al mercato delle assicurazioni la commissione scende a circa 200-500 euro. «Inoltre le banche fanno apparire le polizze come facoltative (stesso discorso vale per i conti correnti) per non farle rientrare nel calcolo del Taeg, impedendo quindi un vero confronto dell’offerta di mutui e prestiti – dice Vizzari – ma poi di fatto non ti concedono il finanziamento se non acquisti anche la polizza. E’ bene che questo conflitto di interessi abbia fine. I clienti saranno così più consapevoli della copertura assicurativa che sottoscrivono e l’offerta sarà  potenzialmente più concorrenziale». Potenzialmente.

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