by Sergio Segio | 25 Novembre 2011 8:08
ROMA – Vitalizi azzerati. O meglio, trasformati in qualcosa che dovrebbe somigliare più alla pensione di un lavoratore. Ma solo per i futuri parlamentari. Per chi, cioè, varcherà la soglia di Palazzo Madama e Montecitorio dal 2013. Quelli in carica, e ancor meno gli “ex” già pensionati, non subiranno alcuna decurtazione. Ché i diritti acquisiti non si possono intaccare.
E poi, tagliati su carta e trasferiti sul web gli atti parlamentari, l’agendina in pelle ridotta all’osso, il ristorante che resta in piedi al Senato ma facendo pagare di più il senatore e che viene invece cancellato del tutto a Montecitorio (per adesso è solo un progetto). E poi risparmi sulla manutenzione e meno rotoli di carta igienica e meno benefit assicurativi. Fanno 3 milioni e 900 mila euro in meno per le spese del 2011 che sta per concludersi, a Palazzo Madama, su un bilancio complessivo da 592 milioni di euro. Non risolvono la crisi finanziaria, giusto un segnale lanciato alla vigilia di ben altra cura dimagrante che il governo Monti sta per somministrare agli italiani.
«Abbiamo iniziato col restyling, per trasformare Palazzo Madama da un albergo a cinque stelle in un hotel 3 stelle» per usare la metafora del senatore questore Benedetto Adragna (Pd). Ma completarlo ci vorrà del tempo. Il piatto forte per adesso è il vitalizio. Fini ne aveva annunciato sabato scorso la cancellazione alla Camera, per altro già avviata il 21 luglio dall’Ufficio di presidenza di Montecitorio. Schifani la fa approvare al suo Consiglio di presidenza. Dunque, viene superato dalla prossima legislatura il sistema attuale degli assegni vitalizi e trasformato in qualcosa di diverso che i questori, d’intesa coi loro colleghi della Camera, dovranno mettere a punto. Si parla del passaggio al sistema contributivo, oppure dell’introduzione di una sorta di rendita assicurativa. In ogni caso, per riportare a carico del parlamentare la spesa pensionistica, sgravando le casse pubbliche. Impossibile quantificare il risparmio, che comunque maturerà nelle prossime legislature. Ancora nei prossimi anni, i 1.464 ex deputati e gli 843 ex senatori che percepiscono il vitalizio, con l’aggiunta delle centinaia che nel 2013 non saranno rieletti pur avendo completato la sola legislazione in corso, beneficeranno del vitalizio. Non tutti sono soddisfatti. «Buon segnale ma non sufficiente, la Camera dovrà fare di più – secondo il capogruppo Idv Massimo Donadi – Il taglio deve partire dai parlamentari in carica e dagli ex non andati ancora in pensione». E se Monti porterà la soglia dei pensionandi a 67 anni, «anche noi dovremo fare altrettanto» promette il questore del Senato Adragna.
A giugno aveva fatto discutere l’abbattimento dei costi del Senato per lo 0,34% appena, ora il Consiglio lo porta all’1. E il piano da 4 milioni di tagli per il 2011 riguarda beni e servizi. A Palazzo Madama non si parla di trasformazione del ristorante in self service, come a Montecitorio, ma la spesa di ristorazione verrà decurtata di altri 150 mila euro per i senatori (100 mila per i dipendenti). Se finora un terzo del pranzo lo pagava il parlamentare e due l’amministrazione, adesso la proporzione si ribalta, viene spiegato. La diaria del senatore verrà decurtata in base alle assenze nelle commissioni, non solo in aula. Altri 3,8 milioni si risparmieranno (ma dal prossimo anno) dal prosciugamento dell’assicurazione infortunistica per senatori e dipendenti. Stretta sulla comunicazione (1,8 milioni), sui servizi informatici (700 mila euro), sulla stampa dei documenti (1,5 milioni), sull’acquisto di beni di consumo (247 mila euro) e sulla manutenzione (900 mila euro). La scure si abbatterà anche sulle agendine di Palazzo che i senatori regalano a fine anno, prosciugate della rubrica coi numeri utili, rinviata a un link del sito.
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