Oggi la manifestazione a Torino contro il «porcellum sindacale»

by Sergio Segio | 11 Novembre 2011 8:21

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È solo l’ultimo capitolo di una storia più articolata, di un lungo esproprio dei diritti democratici ai danni dei lavoratori della carrozzeria di Grugliasco. «Hanno paura del voto dei lavoratori. Piace solo quando si esprimono favorevolmente al padrone e non quando lo fanno liberamente», commenta Giorgio Airaudo, segretario nazionale auto della Fiom. «La Fiat – informa la Fiom – impedisce le elezioni poiché non garantisce l’agibilità  dello stabilimento e non vuole fornire alla commissione elettorale l’elenco degli iscritti». E mentre il Lingotto preparava il suo niet, le altre organizzazioni sindacali ritiravano le liste procedendo, in anticipo rispetto all’accordo Fiat, alla nomina delle Rsa: «Un atteggiamento altrettanto grave – osserva Airaudo -, è l’antipasto di quello che succederà  in tutti gli stabilimenti italiani del gruppo Fiat dove dal primo gennaio, con l’applicazione dell’accordo di Pomigliano, 70 mila addetti non potranno più eleggere i propri rappresentanti. Siamo al porcellum sindacale, i sindacati scelgono i delegati e i lavoratori non li possono più votare. Si rompe così un principio di solidarietà  tra organizzazioni e si lasciano gli operai privi di rappresentanza».
I lavoratori delle Officine Automobilistice Grugliasco, l’attuale nome dell’ex Bertone, arrivano da 6 anni di cassa integrazione: «Hanno difeso la fabbrica – racconta Airaudo – anche quando nessuno la voleva comprare, pure dagli speculatori. Il Lingotto l’ha rilevata e si è impegnato a produrre la 300, l’attuale lancia Thema, e il suv Cherokee per l’Europa. Poi, con la vicenda Pomigliano tutto è cambiato. La Fiat ha posto le sue condizioni per restare in Italia, solo a carico lavoratori. Gli operai della ex Bertone hanno votato sì, cercando di svuotare il referendum dall’interno». E se a Mirafiori l’impegno Fiat slitta di un anno, all’ex Bertone l’investimento di 500 milioni previsti per produrre 50mila piccole Maserati rimane in bilico. «Marchionne trova scuse per non farlo, scaricando la responsabilità  sulla Fiom, nascondendo invece problemi ben più seri. Ora, arriva l’ultima perla, il divieto di elezioni».
Il Lingotto ha sottolineato che in assenza della firma della Fiom, come organizzazione, potrebbe tagliare l’investimento su Grugliasco e spostare altrove la Maserati. Ieri, la Fismic ha chiesto alle istituzioni e alle forze politiche torinesi «se sia concepibile che la Fiom, per pure ragioni ideologiche, rischi di mandare a monte tanti posti di lavoro» e alla Fiat «di non accettare questo ricatto politico e di proseguire sulla strada di assicurare il lavoro a migliaia di operai, impiegati e tecnici». Pronta la risposta di Airaudo: «I posti di lavoro li creano o distruggono le aziende, i sindacati li difendono. Cercare di dare la colpa ai lavoratori non è il mestiere dei sindacati, tranne per quelli come il Fismic che sono derivazioni d’impresa». Il vicesindaco di Torino, Tom Dealessandri, ha incontrato una delegazione di Rsu e lavoratori di Grugliasco. «Si è impegnato – ha spiegato Federico Bellono, segretario Fiom Torino – a contattare Provincia e Regione per assumere una posizione comune sulla ex Bertone». Oggi, la manifestazione degli operai davanti alle istituzioni per chiedere la conferma degli investimenti promessi da Marchionne. IL MANAGER nega le elezioni delle rappresentanze sindacali nella fabbrica del torinese. Nonostante il tribunale, accogliendo il ricorso Fiom, avesse intimato di svolgerle entro il 15 novembre

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