Obama in pressing su Eurolandia. Sarkozy vuole la Tobin tax

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CANNES – Misure per sostenere la crescita, aumento delle risorse del Fondo monetario internazionale per rispondere alla crisi dei mercati finanziari: sia pur con difficoltà , comincia a delinearsi un compromesso in un G20 dominato dalle inquietudini sulla crisi greca e il rischio sistemico per tutta l’eurozona. La bozza di accordo è ancora in discussione e solo oggi all’ora di pranzo si dovrebbe arrivare a un’intesa completa. Ma si conosce almeno un punto di dissenso: la tassa sulle transazioni finanziarie, sostenuta da Francia e Germania, resta osteggiata da molti paesi.
La diagnosi del G20 sulla situazione economica è poco incoraggiante: la crescita si è indebolita, la fiducia è svanita, l’inquietudine sulla stabilità  finanziaria europea è generalizzata. Ci vuole dunque un’adeguata politica economica, diversa secondo la situazione dei vari paesi, i loro squilibri e i loro eccedenti. Su questo punto c’è un consenso globale tra gli occidentali e i paesi emergenti: ognuno farà  la sua parte, assicurano tutti. Ma quando dal generale si passa al particolare, le frizioni emergono. Un esempio calzante riguarda gli emergenti, che si impegnano «ad adottare politiche macroeconomiche per promuovere il rafforzamento delle loro economie e quelli in surplus si muoveranno verso una crescita più guidata dalla domanda domestica per sostenere la ripresa globale e la stabilità  finanziaria». Difficile, però, andare più in là : molti paesi chiedono che nel testo finale ci sia un invito esplicito alla Cina perché stimoli la propria domanda interna, ma Pechino ieri sera si opponeva ancora alla richiesta.
Un’apertura maggiore, sia pur molto cauta, sembra invece profilarsi sulla questione dei cambi. La bozza di documento parla di un impegno «per muovere più rapidamente verso un sistema dei cambi più determinato dal mercato e rafforzare la flessibilità  dei tassi di cambio per riflettere i fondamentali e trattenersi dalla svalutazione competitiva delle valute». In questo quadro, la Cina sarebbe disposta «ad aumentare la flessibilità  del tasso di cambio».
Per quanto riguarda l’Fmi, il G20 dovrebbe dare il via libera a un aumento delle sue risorse sulla base di contributi volontari. Nessun accordo, invece, per tassare le transazioni finanziarie con la cosiddetta Tobin tax. In mattinata, dopo un colloquio con Barack Obama, Sarkozy aveva parlato di «analisi comune» per far contribuire il mondo della finanza alla soluzione della crisi. La Casa Bianca aveva subito frenato, dicendo che ogni regione deve decidere a modo suo. Nel pomeriggio, il presidente francese ha detto di aver notato sull’argomento un’apertura da parte di Argentina e Brasile, ma ha riconosciuto che non c’è consenso sulla misura. Per lui, tuttavia, la tassa sulle transazioni finanziarie, reclamata dalle Ong, è «tecnicamente possibile, finanziariamente indispensabile, moralmente inaggirabile». Anche Bill Gates, nel suo rapporto sugli aiuti allo sviluppo, caldeggia la creazione della tassa, ma molti grandi paesi, dagli Stati Uniti alla Rusia, dalla Cina alla Gran Bretagna, restano contrari. Come ha detto la cancelliera tedesca, «gli uni e gli altri hanno purtroppo ribadito le loro posizioni».


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