by Sergio Segio | 30 Novembre 2011 7:40
MILANO – Lo hanno arrestato i carabinieri ieri mattina, quando lui «non se lo aspettava proprio». Nell’ordinanza del tribunale di Milano, firmata dal gip Giuseppe Vanore, a carico di Giovanni Merlino, imprenditore di 60 anni nato a Troia (Foggia) 60 anni fa e residente a Paderno Dugnano, ci sono 21 capi di imputazione. L’uomo, titolare della Eureco srl, condannato per omicidio colposo per la morte di un operaio nel 2005, ora è in carcere. Indagato per omicidio colposo plurimo pluriaggravato, per violazioni delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro, per gravissime violazioni della normativa vigente in materia di smaltimento di rifiuti pericolosi, e accusato di false fatturazioni per operazioni fittizie utili a gonfiare i costi.
Merlino faceva diluire i rifiuti speciali con quelli comuni, per portarli in normali discariche pagando meno. Il 4 novembre del 2010, alle 14,57, la scintilla uscita dal tubo di scappamento surriscaldato, a 800 gradi, di un muletto che in avaria era rimasto acceso, in accelerazione, innescò due esplosioni. «L’aria era satura» spiegano i carabinieri del Noe di Milano: tra i rifiuti pericolosi c’erano setacci molecolari. Lasciati all’aperto avevano liberato i gas, che combinati ai vapori infiammabili delle vernici miscelate e travasate, avevano reso l’aria esplosiva.
Avvolti dalle fiamme morirono nel tempo, per le gravi lesioni, quattro operai: Sergio Scapolan, Salvatore Catalano, Harun Zeqiri e Leonard Shehu. Altri tre rimasero gravemente ustionati: Xhani Kasem, Ferit Meshi e Nezha Erjon. È quest’ultimo a raccontare che tre mesi prima della tragedia, dopo un altro incendio, Merlino diede 100 euro a testa agli operai, che lavoravano senza protezioni, per comprare il loro silenzio.
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