Nel messinese 23 comuni devastati e il governo stanzia cento milioni

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MESSINA – A 48 ore dal nubifragio che ha seminato devastazione e fatto tre vittime, ci sono ancora 23 comuni in piena emergenza, frazioni irraggiungibili. Come quella di San Pietro, 120 abitanti, quasi tutti anziani, un disabile. Anche le loro case sono invase dal fango, tutte le strade sono ostruite e la gente invoca aiuto: «Qui non si è ancora visto nessuno». L’unica strada d’accesso è attraverso una fiumara ma il rischio che si ingrossi è troppo forte anche perché ha ricominciato a piovere e i geologi lanciano un serio grido d’allarme: «In caso di forti precipitazioni sarebbero molte le zone ad alto rischio». Nel messinese, soprattutto a Saponara e Barcellona Pozzo di Gotto, sono circa 150 le famiglie evacuate. Da Roma intanto arrivano buone notizie: il ministro Barca ha accolto a tempo record le istanze del governo regionale, dei sindaci ma anche del capo della Protezione civile Gabrielli e ha sbloccato fondi Fas per cento milioni già  destinati agli interventi di messa in sicurezza dopo l’alluvione che nel 2009 fece 37 vittime a Giampilieri. A Saponara, mestamente, si scava ancora per cercare di recuperare i resti del corpo devastato di Luigi Valla, l’operaio rimasto schiacciato nella sua casa investita dalla frana insieme al figlio Beppe. E un pellegrinaggio all’obitorio del Policlinico anche per salutare la salma del piccolo Luca, 10 anni, affogato nel fango tra le braccia della madre. Ma le forze in campo non bastano e in molti dei centri colpiti è già  polemica: come a Barcellona dove, in una città  completamente devastata dalla piena del torrente Longano, cittadini e volontari gridano la loro rabbia: «Da soli stiamo ripulendo tutto, decine di attività  sono distrutte e non riapriranno più. Ma lavoriamo da soli da due giorni. Lo Stato qui siamo noi. La nostra è considerata un’alluvione di serie B».


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