by Sergio Segio | 23 Novembre 2011 8:06
ROMA – «Il presidente del Consiglio Mario Monti segue con attenzione l’evolversi della situazione e si aspetta una rapida e responsabile soluzione». Sono pochissime, ma glaciali le parole con cui palazzo Chigi commenta l’inchiesta su Enav e Finmeccanica. Un’indagine della procura di Roma che arriva dritta al cuore del colosso degli armamenti e che squarcia il velo su un sistema di “mazzette” che rischia di travolgere l’Udc e di portare con sé anche il Pdl. Nessun riferimento esplicito a un ricambio dei vertici, come invece invocato da gran parte della politica, prima fra tutti l’Italia dei Valori.
Appena quattro righe, asciutte ed eloquenti. «Il presidente ha concordato con i ministri competenti di verificare con la Finmeccanica Spa che si stiano predisponendo le iniziative necessarie». In realtà già avviate. Ieri il ministero dell’Economia ha azzerato il cda di Enav e nominato nuovo amministratore unico colui che fino a ieri era il direttore generale dell’ente, Massimo Garbini. Ma la nota di Monti chiamava in causa direttamente Finmeccanica. La sua controllata, Selex Sistemi Integrati, guidata da Marina Grossi, è ritenuta dal pm Paolo Ielo, il granaio di Enav. E quindi della politica.
Un sistema di cui Finmeccanica, secondo l’accusa, non poteva non essere a conoscenza. E forse anche complice. Eppure il presidente della holding, Pierfrancesco Guarguaglini, ieri, ancora una volta, ha ribadito la sua estraneità , resistendo al pressing e alle voci sulle sue imminenti dimissioni. No, il numero uno del colosso, ha ripetuto «in modo categorico, di non aver mai creato fondi neri, di non aver mai elargito né dato ordini di elargire somme di denaro a politici o a partiti». Parole che arrivano nel giorno in cui uno dei tre indagati finiti in manette sabato scorso, Marco Iannilli, ha ammesso davanti al gip di aver ricevuto fatture per prestazioni mai effettuate pari a 800mila euro. Una cifra che, ha spiegato il commercialista, Lorenzo Cola mi «aveva detto di trovare perché servivano a Lorenzo Borgogni», dimissionario capo delle relazioni esterne di Finmeccanica e fedelissimo del presidente per cui la procura aveva chiesto l’arresto. Il gip lo aveva negato e oggi il pm presenterà ricorso.
E mentre continuano gli interrogatori di garanzia, previsto per domani quello dell’ex ad di Enav, Guido Pugliesi, Ielo continua le indagini. E le audizioni dei testimoni. Nei giorni scorsi è stato sentito anche l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, anche lui in qualche modo coinvolto dall’indagine: non solo il suo braccio destro Marco Milanese è indagato per questa inchiesta, ma l’ex inquilino di via XX Settembre viene chiamato in causa molte volte, sia per le nomine, sia come antagonista da eliminare per ottenere la riconferma di Guarguaglini al vertice del colosso. Proprio ieri, tra l’altro, l’ex ministro, che fino ad oggi ha negato di conoscere Lorenzo Cola, ha ammesso invece di averlo incontrato, «una sola volta», nell’ufficio del senatore Andreotti.
Si difende, invece, l’Udc, travolta dallo scandalo mazzette. Uno dei primi indagati, Tommaso Di Lernia, ha detto di aver versato 200mila euro in contanti al tesoriere del partito, Naro. Soldi che, secondo la sua ricostruzione, erano destinati a Pierferdinando Casini e a Lorenzo Cesa. «Per quanto mi riguarda è una vicenda lunare, si tratta di una persona che non ho mai visto né conosciuto», ha commentato Casini. Si è invece detto «esterrafatto e indignato» Marco Follini, accusato, sempre da Di Lernia, di aver sponsorizzato come subappaltatrice un’azienda a lui vicina.
Esclude, invece, qualsiasi coinvolgimento del suo partito. il segretario del Pd, Luigi Bersani.
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