Merkel-Sarkozy, sì a Monti “Riforme impressionanti” ma è lite su eurobond e Bce

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STRASBURGO – L’Italia ritorna al tavolo dei Grandi d’Europa. E fa una certa impressione vedere Mario Monti lì, sul podio della Prefettura di Strasburgo, accanto al presidente francese Nicolas Sarkozy e al Cancelliere tedesco Angela Merkel che gli riservano un’accoglienza calorosa, lo incoraggiano, gli danno fiducia. Sarkozy lo definisce «un amico», lo chiama Mario e promette «pieno sostegno e aiuto». La signora è colpita dalle «impressionanti riforme strutturali» che l’Italia intende fare. E lui, il premier, in abito grigio con camicia e cravatta azzurrina, giura che «farà  i compiti a casa», ma subito aggiunge: «E’ doveroso che ogni paese li faccia».
«L’Italia di Mario Monti», come dice Sarkozy, si rimette in gioco in Europa: niente più sorrisetti ironici dei partner, nessuna pubblica umiliazione, pur restando il paese sotto sorveglianza. Il presidente del consiglio arriva all’appuntamento puntualissimo: Sarkozy lo accoglie con un gran sorriso. Merkel invece ritarda: il suo aereo s’è rotto. Non in volo, come per un attimo ha temuto il presidente francese abbracciandola, ma prima di partire. Dunque, niente panico. Il dibattito dura due ore. Al termine, i tre leader delle più importanti economie Ue tengono una conferenza stampa congiunta. In piedi tra le bandiere nazionali, si fanno vedere distesi, mentre si stringono la mano, si scambiano sguardi complici, si mettono in posa. Dietro le quinte però, stando ai racconti di chi ha partecipato, le posizioni sono – sarebbero – ancora distanti: nessun passo avanti sostanziale sugli eurobond («Non sono necessari», ribadisce la Merkel). Né sul ruolo della Bce nella crisi («va trovato un compromesso rispettando le linee rosse di ciascuno», esorta il francese). Solo una unanime constatazione che la situazione «è grave». Le Monde parla di un «fallimento» del summit, di aspettative deluse e di un Sarkozy «irritato». In compenso, c’è convergenza sulla necessità  di rivedere i Trattati per migliorare la governance europea: Francia e Germania stanno studiando la riforma in vista del Consiglio Ue di dicembre. Una nuova “trilaterale” si terrà  presto a Roma, su invito dello stesso Monti.
Comunque sia, il summit segna il ritorno dell’Italia nello scacchiere europeo. C’è l’ok di tutti al piano di risanamento del governo. Monti cerca anche di mediare, offre il suo contributo. Chiede per esempio una «riflessione» su «se e come» aggiustare le politiche di bilancio di fronte alla recessione che incombe. Suggerisce di salvaguardare gli investimenti pubblici magari tramite project bond o strumenti simili. Insiste sull’importanza della crescita, senza la quale il risanamento è inutile. Sull’Italia, conferma il pareggio di bilancio per il 2013 e l’intenzione di procedere con riforme strutturali. Ai Grandi che vogliono sapere di più, illustra il percorso da seguire e la tempistica delle misure. Ma sapendo che si tratta di un tema «sensibile», che subito suscita polemiche in casa, non fornisce nessun “focus” sull’Ici che verrà , i ritocchi all’Iva, le rendite castali e quant’altro. Promette invece un «rilevante avanzo primario» (al netto degli interessi) del 5,7% nel 2014. Il paese dovrà  fare «sforzi particolari» per via del suo alto debito «accumulato nel passato».
Sui grandi temi della discordia, suggerisce di puntare ad una «unione fiscale», gradita alla Merkel, per poi adottare gli eurobond, cari ai francesi e a lui stesso e pure le sanzioni automatiche per i paesi inadempienti, ben viste da tutti. Ma attenzione: le regole «vanno rispettate»: «Buona parte della perduta credibilità  del patto di stabilità  è dovuta al fatto che quando Germania e Francia nel 2003 stavano andando in conflitto con quel patto, i governi di allora, con la complicità  dell’Italia che guidava la presidenza, sono passati sopra queste indicazioni. E’ stato un grosso errore».


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