Maxi-stipendi e posti nei cda I nodi da sciogliere sulla squadra
ROMA — Prima domanda: Mario Monti ha intenzione di applicare la legge grazie alla quale viene attribuita ai membri di governo non parlamentari una indennità , aggiuntiva rispetto allo stipendio, pari a quella che spetta ai deputati? La norma fu approvata alla fine del 1999 durante il governo di Massimo D’Alema per evitare «disparità » fra ministri: essendo il gabinetto Monti composto esclusivamente da laici (unica eccezione il suo presidente senatore a vita) e non esattamente nullatenenti la conseguenza sarebbe un esborso di altri sei milioni e mezzo di euro.
Seconda domanda: a quando la pubblicazione su internet di redditi, situazioni patrimoniali, e relazioni economiche pregresse di tutti i membri del governo? Monti ha garantito ieri massima trasparenza, assicurando che i componenti dell’esecutivo saranno portatori «di esperienza e non di interessi». Ce lo auguriamo. Ma dopo aver letto la lista dei nuovi arrivati tali quesiti sono ancora più pressanti.
Pare che il diciottesimo ministero, quello della Funzione pubblica, sia nato non per scaramanzia verso il numero 17, quanto piuttosto in seguito a qualche osservazione quirinalizia. Si deve tuttavia osservare come il responsabile Filippo Patroni Griffi, consigliere di Stato e già braccio destro di ministri quali Sabino Cassese e Franco Bassanini, (nonché Renato Brunetta) sia esponente di spicco della medesima amministrazione che il suo ministero è chiamato a riformare. Non bastasse, è stato anche fino a ieri componente della Civit, la cosiddetta autorità «antifannulloni», per volontà governativa: dello stesso Brunetta.
Presidente di quella struttura, una Commissione «indipendente», com’è scritto nel suo sito, «per la valutazione, la trasparenza e l’integrità » della pubblica amministrazione, è Antonio Martone. Incidentalmente padre del viceministro del Lavoro Michel Martone, al quale ieri il senatore del Pd Pietro Ichino ha riconosciuto pubblicamente la competenza necessaria a fare le riforme, ricordando comunque la polemica da lui innescata un anno fa per il fatto che mentre il genitore veniva designato a capo della Civit, il figlio era consulente del ministro che lo designava.
I rapporti con il Parlamento saranno affidati ad Antonio Malaschini. Chi meglio di lui? Fino a pochi mesi fa era segretario generale di Palazzo Madama, fedelissimo del presidente Renato Schifani. Dopo aver passato il testimone alla sua pupilla Elisabetta Serafin, per la gioia della vicepresidente leghista del Senato Rosy Mauro, si gode ora una pensione sontuosa, non lontana dagli oltre 500 mila euro l’anno che rappresentavano il suo stipendio. Uscito da Palazzo Madama è stato inoltre nominato dal governo Berlusconi consigliere di Stato, con retribuzione adeguata. E ciò, nel suo caso, rende particolarmente interessante la risposta alla prima domanda che abbiamo posto.
Per restare nei pressi del Senato, è quindi d’obbligo sottolineare che il sottosegretario alla Salute Adelfio Elio Cardinale, radiologo palermitano, è il consorte di Annamaria Palma Guarnier, coordinatrice del gabinetto del palermitano presidente Schifani.
Il viceministro dello Sviluppo Mario Ciaccia era amministratore delegato di Banca infrastrutture innovazione e sviluppo, controllata da Intesa San Paolo. Istituto del quale lo stesso ministro dello Sviluppo Corrado Passera era fino a qualche giorno fa il capo indiscusso, e la sua collega del Lavoro Elsa Fornero vicepresidente del consiglio di sorveglianza.
Il sottosegretario alla Difesa Filippo Milone, considerato fedelissimo dell’ex ministro Ignazio La Russa, è consigliere di amministrazione dell’Ansaldo Sts del gruppo Finmeccanica: il principale fornitore dell’esercito, della marina e dell’aeronautica. Di più. Milone è anche presidente di Quintogest, una società targata Fondiaria Sai che il gruppo di Salvatore Ligresti controlla attraverso la Premafin. Nel cui consiglio d’amministrazione figura Antonino Geronimo La Russa, figlio trentenne del suddetto ex ministro. L’altro sottosegretario alla Difesa Gianluigi Magri è un medico fortemente sponsorizzato dal leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. È stato senatore: avendo perso il seggio, fu nominato sottosegretario all’Economia. Avendo perso anche quel posto, ecco spalancarsi per lui l’accogliente uscio dell’autorità per le comunicazioni. Da un’altra authority, quella dell’Energia, proviene invece il sottosegretario all’Ambiente Tullio Fanelli.
Per quanto riguarda la nomina a viceministro dell’Economia di Vittorio Grilli ci mettiamo la mano sul fuoco: a Giulio Tremonti non verrà l’orticaria come quando nel 2004 collocarono al suo posto Domenico Siniscalco. La mossa, insieme alla conferma dell’inamovibile e potentissimo capo di gabinetto Vincenzo Fortunato, assicurerà continuità al ministero oggi più sensibile. In ossequio alla trasparenza rivendicata da Monti sarebbe naturalmente auspicabile sapere che ne è stato del contratto che il nuovo viceministro aveva già siglato, a quanto si sa, con una grande banca internazionale a partire dal primo gennaio. E pure come sarà riorganizzato il ministero: visto che Grilli ne è anche il direttore generale. Situazione pressoché identica a quella in cui si trova il nuovo sottosegretario ai Beni culturali, Roberto Cecchi.
Così come confidiamo che mentre scriviamo il neo sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo, economista, ex funzionario parlamentare nonché consigliere della Svimez, avrà già rassegnato le dimissioni dalla presidenza di Enel stoccaggi, società controllata dall’Enel. Quindi, dal Tesoro.
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