Maxi-colletta da un milione di euro Ai Weiwei si rassegna e paga

by Sergio Segio | 16 Novembre 2011 8:41

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«Mi sento deluso e impotente, l’intero processo è assolutamente oltraggioso – ha dichiarato alla Bbc Ai, tra gli ideatori del Nido d’uccello, lo Stadio olimpico di Pechino -. Solo in questo modo potevo presentare richiesta di appello. Se non avessi rispettato l’ultimatum, avrebbero potuto trasferire il caso nelle mani della polizia».
Negli ultimi giorni lo studio di Ai, nel distretto pechinese di Caochangdi, era stato meta di un pellegrinaggio di solidarietà  da parte di decine di sostenitori che hanno contribuito alla colletta: alcuni lanciando banconote da 100 yuan appallottolate oltre le mura del compound dell’artista, altri partecipando alla sottoscrizione attraverso internet o utilizzando conti correnti bancari e postali. Una manifestazione d’affetto da parte di oltre 30 mila cinesi che ha permesso ad Ai di accumulare 9 milioni di yuan (ha promesso di restituirli) e che costituisce un segnale di sfida nei confronti delle autorità .
Il 54enne artista-attivista che in Cina è uno dei critici più implacabili del modello di sviluppo imposto dal Partito comunista (Pcc) ha chiesto di fermare le donazioni, ma i soldi continuano ad arrivargli. E chi aiuta il figlio del popolare poeta Ai Qing lo fa a suo rischio e pericolo. Basti pensare che la settimana scorsa un editoriale del governativo Global Times ha avvertito chi ha contribuito alla colletta che potrebbe essere accusato di «raccolta di fondi illegale».
A mobilitarsi è stata anche la comunità  di blogger e utenti di internet che più volte negli ultimi mesi ha alzato la voce su problemi scottanti, costringendo i media ufficiali a inseguire le notizie che nascevano dal web. D’ora in avanti sarà  più difficile, perché ai media è stato appena vietato di riferire di «voci» apparse sui social network «prima che ne sia stata verificata l’attendibilità ».
L’ultimo capitolo della vicenda che contrappone l’artista-attivista alle autorità  era incominciato nell’aprile scorso, quando Ai era stato arrestato. Liberato dopo 81 giorni trascorsi in una località  segreta senza che contro di lui fosse formulata alcuna incriminazione, Ai è stato poi accusato di una massiccia evasione fiscale che sarebbe stata commessa da «Beijing fake cultural development» (società  amministrata da Lu Qing, moglie dell’artista) e condannato a risarcire una somma pari a circa due milioni di euro.
Non è sicuro che riesca a ottenerne una revisione, ma il procedimento potrebbe essere lungo e complicato anche perché Ai è riuscito a pubblicizzare al massimo il suo caso, che ha ricevuto attenzione anche sui grandi media anglosassoni.

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