Marchionne: il mio successore dall’interno di Fiat
TORINO – Il mercato italiano dell’auto continua a scendere. In ottobre le immatricolazioni sono diminuite del 5,5% rispetto allo stesso mese del 2010. «Proseguendo di questo passo – prevede Gianprimo Quagliano del Centro studi Promotor di Bologna – il 2011 si chiuderà a 1 milione e 750 mila auto vendute», un livello mai toccato dalla metà degli anni Novanta. Contesto difficile, non solo per la crisi: pesano l’aumento dei carburanti e quello delle assicurazioni. Ostacoli che nelle ultime settimane erano stati annunciati dallo stesso Marchionne «Avremo un mercato auto sotto il milione e 800 mila nel 2011 e anche il 2012 sarà difficile». Rispetto all’ottobre 2010 i marchi di Torino recuperano quote perché scendono meno del mercato: in calo del 2,8 per cento, il Lingotto sale al 28,5% delle vendite in Italia, comunque al di sotto di quel 30% che per molto tempo era stato considerato il livello fisiologico. La quota dell’ottobre 2011 si confronta con un 27,8% dell’ottobre 2010, un livello particolarmente basso. Le note positive delle vendite del Lingotto vengono dalla Lancia e dalla Jeep mentre l’Alfa Romeo continua a pagare l’attesa di nuovi prodotti. Il successo della Ypsilon spinge la Lancia a un lusinghiero + 21,6% mentre la performance del marchio Fiat è del -5,4%. Il vero fenomeno è la Jeep: nei primi 11 mesi dell’anno le vendite sono salite del 121% e ormai arrivano a insidiare quelle della Land Rover.
L’effetto Chrysler comincia insomma a farsi sentire anche sul mercato italiano anche se, come ha sottolineato lo stesso Marchionne in un’intervista ad Automotive news «l’integrazione tra Fiat e Chrysler è al 20%». Secondo l’ad del Lingotto «si potrebbe arrivare al 50% entro il 2012». In ogni caso la convergenza tra le due case «è un’opera incompiuta, non ancora pronta per essere passata di mano». Dunque Marchionne ritiene di poter lasciare il suo attuale incarico solo quando quell’opera sarà terminata, cioè, presumibilmente, a partire dal 2014. Chi sarà il suo successore? «Molto probabilmente – è la risposta – verrà dall’interno del gruppo». Frase in grado di motivare ciascuno dei 20 top manager che collaborano con lui. Anche se l’ad ammette che «questo è il periodo più delicato nei quasi otto anni che sono alla Fiat». Per completare l’integrazione sarà necessario anche stabilire il quartier generale e la Borsa in cui il nuovo soggetto economico verrà quotato. Marchionne lascia aperte tutte le possibilità : Usa, Europa e anche «né di qua né di là ». L’ad riceve comunque il plauso di Steven Rattner che sul New York Times lo definisce «un manager eccezionale» che ha saputo «spronare i lavoratori italiani». Buone notizie dalla Borsa: dopo i tonfi dei giorni scorsi il titolo recupera il 3,18 a 4,14 euro.
La giornata porta novità anche sul versante Fiat Industrial: resta aperta la grave questione di Avellino dove l’azienda intende chiudere lo stabilimento che produce autobus. Ieri mattina, al rientro in fabbrica dopo tre mesi di sciopero, i 650 dipendenti hanno approvato, non senza amarezza, l’accordo che consentirà ai sindacati di presentarsi al ministero dello Sviluppo per trattare la cassa integrazione per cessazione dell’attività . Al governo azienda e sindacati proporranno due anni di cassa integrazione cui ne seguirebbero 4 di mobilità se non si troverà una soluzione industriale. Si sta valutando la disponibilità del gruppo cinese Dfm. La Fiat ha ritirato le dieci lettere di licenziamento annunciate nei giorni scorsi.
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