Magistrati, politici, poliziotti e 007 infedeli

by Sergio Segio | 2 Novembre 2011 7:35

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Potenza – Vademecum per una perfetta macchina del fango: prendere una notizia verosimile (un magistrato ha passato un’informazione a un giornalista) e trasformarla in vera (Woodcock è la fonte di Santoro e Sciarelli). Raccogliere una calunnia, una menzogna (Woodcock dà  informazioni riservate agli imputati) e presentarla sotto forma di un articolo di giornale o meglio ancora di un’interrogazione parlamentare (a casa di uno degli indagati in un’indagine di Woodcock hanno trovato intercettazioni che non poteva avere). Così anche un «magistrato integerrimo» per dirla con gli ispettori del ministero, può diventare «un cavaliere con le macchie» come si raccontavano nelle intercettazioni telefoniche. Era questa secondo la procura di Catanzaro la macchina del fango costruita e azionata per distruggere il lavoro e la figura del pm Henry John Woodcock e di tutti i magistrati e poliziotti che a Potenza tentavano di svolgere seriamente e onestamente il proprio mestiere.
L’ASSOCIAZIONE
«A Potenza – scrivono i pm di Catanzaro nel lungo avviso di garanzia – era stata organizzata un’associazione stabile per minare la credibilità  del dottor Henry John Woodcock, sostituto procuratore in servizio presso la procura di Potenza, Pasquale di Tolla, ispettore capo della polizia addetto alla squadra mobile nonché il dottor Alberto Iannuzzi, giudice per le indagini preliminari». I tre avevano nelle mani le inchieste più delicate della Basilicata e non solo: è sulle loro scrivanie che nascono e si sviluppano l’indagine su Vallettopoli, quella sulle tangenti sulle estrazioni di petrolio e quelle sulla corruzione nel mondo politico-imprenditoriale che gestiva la sanità  e i grandi appalti lucani. I tre spesso puntavano a imprenditori e politici vicini a quel «centro di potere», così lo definisce la procura di Catanzaro, che faceva riferimento all’ex procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano (ora in pensione), ai sostituti procuratori generali Gaetano Bonomi e Modestino Roca e all’ex sostituto procuratore Claudia De Luca (ora in servizio in un’altra sede), all’ex agente del Sisde, Nicola Cervone, oltre che a una serie di agenti infedeli.
L’ORGANIZZAZIONE
«Il gruppo – scrivono i magistrati di Catanzaro – erano associati in una struttura organizzativa segreta nella quale ciascuno ricopriva un ruolo». L’obiettivo era «interferire sull’esercizio dell’attività  giurisdizionale a Potenza e sulle attività  delle amministrazioni pubbliche». Bonomi era capo e promotore dell’associazione e destinatario delle notizie raccolte dagli appartenenti al gruppo. Notizie che Bonomi gestiva «al fine di potersi procacciare vantaggi di carriera (agli atti ci sono alcune intercettazioni di Bonomi con l’ispettore ministeriale Mantelli al quale chiedeva una mano per un trasferimento a Roma, ndr) e per stringere ulteriormente i suoi legami con il mondo politico-imprenditoriale della regione Basilicata». A passare le notizie a Bonomi erano gli agenti «oppure pezzi deviati dei servizi segreti», come appunto Cervone.
Il terzo anello della catena era infine la diffusione. «Venivano così presentati esposti anonimi o presentati, per mezzo di esponenti politici nazionali e coperti da imminutà  parlamentare, atti di sindacato ispettivo». Oggetto degli esposti erano spesso notizie vere o false sulla vita lavorativa e privata dei magistrati con «l’obiettivo di condizionarne l’attività ».
LA PRIMA BUFALA
È il 19 settembre del 2009 quando sul tavolo dei giornalisti de “La Gazzetta del mezzogiorno”, “Il Quotidiano della Basilicata” e “La Nuova del Sud” arriva un lungo esposto anonimo che accusa «ingiustamente – dice il gip di Catanzaro, Tiziana Macrì – Woodcock, Iannuzzi e Di Tolla dei reati di abuso di ufficio, rivelazione di segreti di ufficio e favoreggiamento personale pur sapendoli innocenti».
L’esposto è secondo i pm di Catanzaro scritto da Cervone e ispirato da Bonomi. «Proverò con questo scritto a dare una mano alla giustizia» scrivevano i due calunniatori. E poi giù con le accuse false: «Al noto imprenditore Ferrara (arrestato in un’inchiesta di Woodcock, ndr) sono stati revocati i domiciliari perché all’atto della perquisizione viene trovato in possesso di atti relativi all’indagine che lo interessa». E ancora: «L’ispettore Di Tolla aveva una relazione con una delle indagate». E infine: «La pm De Luca ha scoperto che vi sono decine di contatti fra i telefoni in uso al Di Tolla e quello della conduttrice televisiva Federica Sciarelli così come vengono fuori contatti telefonici fra i gip Iannuzzi e Pavese con la redazione di Anno Zero».
Ora, perché questo esposto? L’obiettivo lo racconta lo stesso Cervone nelle intercettazioni telefoniche: bisognava alzare polvere, magari riuscire a fare pubblicare qualcosa sui giornali in modo tale da azionare «la procura generale che non può intervenire senza l’input…» e fermare Woodcock che «sembrava il paladino senza macchia e senza paura, ma non era così».
LA SPEDIZIONE E LA TRAPPOLA
L’esposto anonimo viene inviato per competenza a Catanzaro. Dove non viene cestinato. E al contrario il procuratore aggiunto, Giuseppe Borrelli, e il suo sostituto Simona Rossi cominciano a lavorare per capire chi ci sia dietro la macchina del fango. Per prima cosa acquisiscono le immagini dell’ufficio postale di Foggia dal quale era stato inviato il plico. «Attraverso la consultazione e l’analisi delle riprese si rivelava – scrive il giudice di Catanzaro – che durante la permanenza nei locali dell’agenzia postale e nei momenti immediatamente precedenti alle operazioni di invio delle lettere anonime, un uomo aveva tenuto due distinte telefonate, la seconda delle quali della durata di 61 secondi, nonché di due sms. Attraverso la successiva analisi del tabulato di traffico telefonica delle celle a servizio dell’area territoriale si arriva all’individuazione dell’utenza di Leonardo Campagna, poliziotto in servizio a Cerignola». Campagna viene immediatamente convocato a Catanzaro. Prima nega poi non può che crollare: fa i nomi di Cervone, Bonomi e dell’ex procuratore generale di Potenza, Tufano. E consegna alcune conversazioni private da lui stesso registrate con Cervone. A dicembre del 2010 Cervone sarà  arrestato per le calunnie. Sembrava la fine di una storia. Invece, forse, era solo l’inizio.

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