Maggioranza in ansia verso l’Aula I sì per ora sono a «quota 310»

by Sergio Segio | 7 Novembre 2011 8:04

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ROMA — Dalle porte girevoli della maggioranza, escono ed entrano deputati. Delusi, arrabbiati, scoraggiati. Ma anche pieni di rinnovato entusiasmo, pronti a smarcarsi da un governo decotto e a cogliere nuove opportunità  di sopravvivere e prosperare. Il pallottoliere gira vorticosamente intorno alle cifre dei fiduciosi e a quelle dei ribelli. Il nuovo gruppo parlamentare degli scontenti non ha ancora i 20 deputati necessari e sarà  forse solo una componente del Misto (in attesa del quorum per la Costituente dei Popolari Liberali Riformisti). Intanto il pressing di Silvio Berlusconi per recuperare consensi avrebbe riacciuffato all’ultimo minuto quattro o cinque deputati dal drappello dei delusi. Ma il Cavaliere deve subire uno smacco grave: perde Gabriella Carlucci, che dopo avere iniziato la carriera a Portobello era diventata uno dei volti televisivi Mediaset più noti e una delle pioniere di Forza Italia. La Carlucci lascia il Pdl e approda all’Udc. Risultato: la maggioranza al voto sul rendiconto di domani, salvo i numerosi possibili imprevisti, potrebbe non superare quota 310.
Decisiva la posizione dei sei dissidenti dell’Hassler, firmatari della lettera di dissenso. Il gruppo si allarga. Luciano Sardelli è fiducioso: «C’è movimento. Bisogna preoccuparsi quando c’è stagnazione, degrado e rassegnazione». Ai voti della maggioranza questa volta potrebbero mancare all’appello Roberto Antonione, Pippo Gianni, Antonino Milo, Giancarlo Pittelli, Alessio Bonciani e Ida D’Ippolito (già  passati all’Udc), Gabriella Carlucci e Francesco Stagno D’Alcontres. A loro si aggiungono quelli che già  non avevano votato la fiducia, come Giustina Destro, Fabio Gava, Luciano Sardelli, Calogero Mannino e Santo Versace. Il Pdl recupera un voto con Luca D’Alessandro che subentra allo scomparso Pietro Franzoso. Pallina più, pallina meno, il conto si arresterebbe dunque sotto 310, funesto presagio per i prossimi appuntamenti alla Camera.
Berlusconi avrebbe comunque recuperato alcuni deputati che stavano smarrendo la retta via: Guglielmo Picchi, Franco Stradella, Giuliano Cazzola, Antonio Buonfiglio e Manuela Di Centa. Ci sarà  anche l’ex ministro Pietro Lunardi, che aveva in programma un paio di conferenze in Cina e ha dovuto disdire in fretta e furia.
Stracquadanio voterà  il rendiconto, poi incontrerà  Berlusconi. È scettico sul nuovo gruppo, che chiama ironicamente «Irresponsabili», e spiega perché ha firmato la lettera: «È un’iniziativa destinata a proteggere Berlusconi dalla follia del voto anticipato, lavacro di cui sarebbe vittima lui stesso». Stracquadanio vorrebbe che fosse il Cavaliere a prendere in mano la situazione: «Non faccia come il Segni del ’94. Si faccia promotore di una maggioranza più ampia, con un altro leader».
Sardelli spiega le due posizioni in campo: «Pensano solo al loro futuro. C’è chi vuole il tanto peggio tanto meglio, per andare subito al voto con Berlusconi o Alfano. Gli altri, più saggi, sono per una soluzione dolce, che consenta di costruire un nuovo partito popolare e andare alle primarie nel 2013». In altre parole: «Se Berlusconi cade rovinosamente per sfiducia, il Pdl frana e si va alle urne. Sarebbe l’8 settembre, il rompete le righe».

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