Ma per i “furbetti” del contropatto una consolazione da 1,2 miliardi

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MILANO – Erano usciti dall’affare Bnl con 1,2 miliardi di euro di plusvalenza complessiva. Ora si vedono rifilare una condanna in primo grado a tre anni e sei mesi di carcere, ma nessuna confisca di quei soldi. Solo una provvisionale da 15 milioni. È la storia del contropatto di Bnl, la banca romana che nel 2005 è stata al centro di un tentativo di scalata da parte della Unipol di Giovanni Consorte e oggi finita inesorabilmente nelle mani dei francesi di Bnp Paribas.
I contropattisti, un genere minore dei furbetti del quartierino, sono l’immobiliarista editore, Francesco Gaetano Caltagirone, i tre raider di Borsa Danilo Coppola, Stefano Ricucci e Giuseppe Statuto, gli industriali e fratelli bresciani Ettore e Tiberio Lonati e l’europarlamentare dell’Udc, nonché vicepresidente del Partito popolare europeo, Vito Bonsignore. Secondo l’accusa, l’acquisizione del 27% delle azioni Bnl da parte dei contropattisti avvenne in violazione del regolamento bancario che vieta a uno o più imprenditori in cordata di superare il 15% del capitale di un istituto finanziario. Per gli inquirenti la movimentazione delle quote Bnl avrebbe comportato plusvalenze milionarie e alterato il valore delle azioni della banca romana.
Secondo la ricostruzione, l’ideatore del contropatto fu Franceso Gaetano Caltagirone, un accordo chiamato così perché si opponeva al patto ufficiale tra il Banco di Bilbao, azionista bancario di riferimento della Bnl, le Generali e la Dorint di Diego Della Valle. È lo stesso Consorte nel suo memoriale a raccontare come andarono le cose. Acquistare il 27% in mano ai contropattisti era fondamentale per permettere alla Unipol di superare il 50% del capitale di Bnl e raggiungere il controllo della banca. La trattativa con il contropatto sarebbe partita il primo luglio, anche se in realtà  i contatti, sia pure mediati dagli amici come Gianpiero Fiorani (ex numero uno della Popolare di Lodi), erano stati avviati da mesi. Consorte scrive che Caltagirone avrebbe proposto, in un primo momento, un’alleanza con Unipol attraverso una cessione solo parziale delle azioni del contropatto. In cambio l’editore del «Messaggero» avrebbe chiesto, secondo Consorte, la presidenza di Bnl per tre mandati: presidenza su cui vi sarebbe stato il gradimento di Fazio e di Gianni Letta, all’epoca sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Berlusconi. I vertici di Unipol lasciano però cadere la proposta, e, nonostante tutto, tra il 4 e il 5 luglio il contropatto s’impegna a cedere le quote. Come? Non direttamente alla Unipol, ma attraverso la schermatura di tre banche, Deutsche Bank, Nomura e Credit Suisse, con un accordo di riacquisto da parte di Unipol. Solo il 18 luglio Unipol rileva finalmente le azioni del contropatto e scopre gli accordi intercorsi tra la compagnia ed i suoi soci-alleati.
Per il contropatto fu un bonus da capogiro da 1,2 miliardi di euro complessivi. Vendendo le proprie quote alle banche alleate di Unipol, Francesco Gaetano Caltagirone avrebbe ottenuto una plusvalenza di 255 milioni di euro, Ricucci di 210 milioni, Coppola di 230, Statuto di 207, Bonsignore di 180, e i fratelli Lonati di 105 e Giulio Grazioli (assolto) di 42 milioni. Ora sono arrivate le condanne, ma non è detto che diventeranno definitive. Sul processo, che approderà  al secondo grado, pende la prescrizione (prevista per gennaio 2013). Nel frattempo Caltagirone è chiamato a passare il vaglio dell’assemblea dei soci del Monte dei Paschi, in quanto da banchiere (è vicepresidente della banca) ha perso l’onorabilità . Probabilmente già  domani si autosospenderà .


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