by Sergio Segio | 14 Novembre 2011 7:39
ROMA — L’ultimo atto da ministro del Tesoro di Giulio Tremonti, la risposta ai 39 quesiti posti dal commissario europeo Olli Rehn sull’effettivo conseguimento del pareggio di bilancio nel 2013, è arrivato ieri alla Commissione europea. Nella missiva, lunga una trentina di pagine, più gli allegati, si riepiloga il quadro degli interventi già adottati dal governo Berlusconi per ridurre il debito, contenere la spesa e rilanciare l’economia.
Ma la Commissione europea, come è immaginabile, non considera esaurito il proprio compito di vigilanza sul nostro Paese. E infatti, a proposito della lettera di Tremonti, la Commissione si limita a affermare di volerla analizzare e di attendere «anche ulteriori informazioni da parte della nostra missione (quella degli ispettori, ndr) a Roma». Che è anche quanto affermato ufficialmente ieri in una nota congiunta dal presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso e da quello del Consiglio europeo, Herman van Rompuy: «Salutiamo con favore la decisione del presidente della Repubblica (Giorgio Napolitano, ndr) di chiedere al senatore Mario Monti di formare un governo di unità nazionale. Crediamo – prosegue la nota – che ciò invii un segnale ulteriormente incoraggiante, dopo la rapida adozione della Legge di Stabilità 2012, della determinazione delle autorità italiane di superare la crisi attuale». La Commissione però «continuerà a monitorare l’implementazione delle misure prese dall’Italia». Anche la Banca centrale europea considera tutta da verificare la capacità dell’Italia di uscire dall’angolo: secondo il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, intervistato dal quotidiano inglese Financial Times, il livello dei tassi italiani «potrebbe essere non sostenibile nel lungo termine se c’è una mancanza di disciplina di bilancio e la crescita economica resta debole». Weidmann, nel premettere che «l’Italia è molto diversa dalla Grecia sotto molti aspetti», ricorda inoltre che «il programma di acquisti (dei titoli di Stato italiani, ndr) è solo per assicurare il processo di trasmissione della politica monetaria. Ma comporta dei rischi che si riflettono sul nostro bilancio».
Tornando alla lettera inviata da Tremonti, il documento ricorda l’avvio dell’iter per introdurre l’obbligo del pareggio di bilancio nella Costituzione: nessuna spesa in disavanzo sarà consentita, tranne in caso di eventi eccezionali o profonda recessione.
Intanto, spiega la lettera, il governo ha già messo mano ai tagli della spesa pubblica per 10,7 miliardi di euro nel 2012, 5 miliardi di euro nel 2013 e 5 miliardi di euro nel 2014. Per quanto riguarda la riduzione del debito pubblico, il documento inviato a Bruxelles, sottolinea che l’emendamento del governo alla Legge di Stabilità 2012 comporta una diminuzione del limite di indebitamento permesso a Regioni e ed enti locali e aggiunge che sono previste sanzioni per chi viola il Patto di stabilità interno. Tra queste c’è l’obbligo di vendere il patrimonio mobiliare. Anche lo Stato venderà i propri immobili, caserme e carceri inutilizzati, attraverso lo strumento del Fondo, prevedendo introiti per 5 miliardi l’anno per tre anni.
Riepilogando la riforma delle pensioni fin qui attuata, che ci porterebbe in linea con gli altri Paesi europei, la lettera prosegue spiegando il meccanismo della delega fiscale. E, a proposito di un’eventuale reintroduzione dell’Ici, Tremonti ne qualifica l’introito in 3,5 miliardi. Mentre l’aumento di un punto percentuale, sia dell’aliquota Iva al 10% sia di quella al 21%, garantirebbe più di 6 miliardi». La revisione delle accise infine porterebbe nelle casse più di 4 miliardi su base annua.
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