L’Ue chiede equilibrio tra tasse e tagli

by Sergio Segio | 26 Novembre 2011 7:48

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ROMA — Si affaccia una complicazione in più sulla strada già  difficile intrapresa dal nuovo governo per il risanamento dei conti ed il rilancio della crescita. Al di là  dei tempi, che saranno un po’ più lunghi del previsto, e dei numeri della correzione del deficit necessaria per il pareggio di bilancio nel 2013, almeno 15 miliardi di euro, sorge adesso un problemino sulla composizione della manovra e la sua articolazione tra nuove entrate e tagli di spesa. L’ipotesi prevalente, finora, era quella di reperire la gran parte delle risorse necessarie con un aumento delle tasse, cioè con il ritorno dell’Ici, la rivalutazione delle rendite catastali, un’imposta patrimoniale, anche se leggera, l’eventuale aumento dell’Iva o delle accise. Secondo la Commissione Ue, però, per non strozzare troppo la crescita dell’economia, la manovra dovrebbe essere più equilibrata.
«In linea generale è importante che almeno la metà  delle misure di consolidamento della finanza pubblica siano rappresentate da tagli di spese, e per l’altra metà  dalle entrate», ha detto ieri il commissario Ue, Olli Rehn, dopo un incontro a Roma con il premier Mario Monti, sottolineando come la decisione sulla composizione della manovra sia comunque «una scelta del governo». Un suggerimento e non una prescrizione, ma bisognerà  tenerne conto nel calibrare gli interventi che il governo intende varare in tempi brevi per blindare i conti pubblici confermando il pareggio nel 2013 e, nello stesso tempo, migliorare il potenziale di crescita dell’economia attraverso le riforme strutturali.
Monti ha promesso «misure incisive» ed «eque», da «concordare con le parti sociali» ed in tempi brevi. In un primo momento sembrava che Monti volesse presentarsi al Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’8 e 9 dicembre a Bruxelles con la manovra già  approvata dal Consiglio dei ministri e presentata in Parlamento. Le ultime indiscrezioni che arrivano da Palazzo Chigi, tuttavia, avvalorano l’ipotesi di tempi un po’ più lunghi.
Il governo vorrebbe presentare un decreto organico per tenere insieme gli interventi sulle pensioni con quelli sulle tasse, le liberalizzazioni con la riforma del mercato del lavoro. Un pacchetto unico ed articolato che tenga insieme le cose gradite e quelle sgradite alle varie forze politiche e alle parti sociali. Fare in modo, insomma, che ciascuno rinunci a qualcosa, e che il decreto non cada vittima dei veti incrociati. Trovare gli equilibri giusti e convincenti nel decreto, però, non si sta rivelando cosa facile. E così si profila un leggero rinvio dei tempi di presentazione. Potrebbe arrivare a metà  dicembre, secondo altre fonti addirittura sotto Natale.
Di certo c’è che al di là  dei tagli di spesa, per ora limitati al comparto della previdenza e dell’assistenza, con la manovra le nuove tasse arriveranno. La reintroduzione dell’Ici sulle prime case, parametrata al reddito dei proprietari, è ormai scontata. E prende di nuovo quota l’ipotesi di una tassa sui grandi patrimoni, quelli superiori al milione di euro, che potrebbero essere gravati da una tassa dello 0,5%.

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