«Sui beni comuni Monti ci ascolti»
Sabato 26 a Roma la manifestazione nazionale contro «lo scippo del referendum» C’è un punto del discorso in Senato di Mario Monti che preoccupa i movimenti per i beni comuni: la manovra di agosto del governo Berlusconi verrà rispettata e attuata, ha spiegato Monti, annunciando il suo programma. Nessuna marcia indietro sul dossier privatizzazioni voluto dal governo Berlusconi, inserite all’interno dell’articolo quattro del pacchetto anticrisi preparato da Giulio Tremonti. Un testimone passato ora in mano al nuovo governo, che – grazie alla crisi finanziaria – ha ottenuto una maggioranza senza precedenti in Parlamento. Anche per questo il Forum dei movimenti per l’acqua e i comitati referendari hanno chiesto un incontro urgente con Mario Monti, senza ricevere – fino ad ora – nessuna risposta. E con queste preoccupazioni in testa si aprirà il corteo di sabato prossimo a Roma, dedicato alla difesa dei beni comuni e a respingere le ipotesi di privatizzazione.
Per ora il governo sembra dunque aver dato via libera alla cessione ai privati dei servizi pubblici locali più sensibili, quali i rifiuti e i trasporti pubblici locali, nonostante i referendum di giugno. Il voto aveva abrogato l’articolo 23 bis della legge Fitto Ronchi, che obbligava i comuni a cedere le quote delle municipalizzate alle società di capitale. Una norma ripresa – anzi, in buona parte semplicemente ricopiata – dalla manovra del 13 agosto scorso.
Comunque, pare che almeno per il momento l’acqua sia stata esclusa dalle nuove cessioni ai privati. Le pressioni per un cambiamento di rotta sono però forti. L’economista inglese Philip Booth il 15 novembre scorso ha pubblicato sul sito Public Service Europe un lungo articolo diretto al presidente del consiglio Mario Monti. «We need the full Monti», è il titolo, che richiama quelle che vengono giudicate le migliori qualità dell’ex professore della Bocconi nell’ambiente finanziario europeo: privatizzare e aprire i mercati al capitale. Booth indica il cammino al neo Premier: «Un programma di lungo termine di privatizzazioni potrebbe portare il debito ad un nuovo livello sostenibile». Parole che potrebbero trovare sponda all’interno del nuovo governo.
In Parlamento una manovra di cessione dei servizi pubblici locali – includendo l’acqua, il boccone più appetitoso – troverebbe una sponda molto larga. Sicuramente i centristi dell’Udc (Casini, legato a Caltagirone, principale azionista privato di Acea), di Fli (con liberisti storici come Benedetto Della Vedova e l’ex ministro Andrea Ronchi, firmatario della norma abrogata dai referendum) e Api (il duo Rutelli-Lanzilotta sono stati gli artefici della cessione di Acea al mercato borsistico) e sicuramente il Pdl, da sempre a favore dell’uscita dei comuni dalla gestione dei servizi pubblici locali. Non mancherebbe molto probabilmente il voto di un vasto gruppo dei democratici, che hanno sempre mal digerito l’abrogazione della remunerazione del capitale investito. Marco Causi e Federico Testa – deputati del Pd – hanno intanto presentato un disegno di legge proponendo «norme concernenti le funzioni regolatorie in materia di tariffe del servizio idrico spettanti all’Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua». Un testo per ora ancora non pubblicato sul sito della Camera, ma che potrebbe contenere passaggi pensati per salvare il mercato dal voto referendario.
La volontà di non rispettare i ventisette milioni di voti contro la gestione pubblica dei beni comuni è un dato di fatto ormai consolidato. Gli indicatori sono chiarissimi ed univoci: a livello nazionale non sono state modificate le norme che disciplinano la tariffa idrica, continuando a permettere ai gestori l’inserimento nelle bollette del 7% di remunerazione abrogata dal secondo quesito. Nei territori la privatizzazione prosegue, senza tener in minimo conto il voto del 12 e 13 giugno. A Cremona, ad esempio, qualche giorno fa la conferenza dei sindaci ha deliberato la creazione di una società mista, con la partecipazione dei privati, come denunciato dai comitati locali. A Torino la giunta Fassino sta preparando al cessione ai privati di una parte delle quote della municipalizzate, escludendo solamente l’acqua, ponendosi come primo comune in Italia nell’attuazione delle norme del pacchetto del 13 agosto scorso. Come si suol dire in queste occasioni, business as usual.
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