«Ormai si resta fuori anche se si è invitati» La Fiom protesta

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Maurizio Landini, giunto in corteo con le tute blu, entra nella sede di via Vela, seguito da Federico Bellono, segretario Fiom Torino. Al centro dell’incontro – dopo la disdetta degli accordi sindacali – il contratto unico degli oltre 8 mila lavoratori del gruppo. Fuori, i delegati dei Cobas chiedono di poter accedere anche loro, ma l’azienda non ci sta. E, all’esterno, aumenta la pressione dei lavoratori che urlano: «Più rispetto per gli operai». La porta viene chiusa e rimane fuori, tra gli altri, Giorgio Airaudo, insieme alle delegazioni Cgil di Modena e Brescia. All’interno, Landini chiede che la riunione non abbia inizio finché la delegazione del suo sindacato non sarà  al completo: «Mi è stato suggerito dalla Fiat di chiedere l’intervento della polizia o di passare da un ingresso secondario. Ho risposto, ovviamente, di no. Siamo, allora, usciti, lasciando al tavolo solo un osservatore (Bellono, ndr). È una situazione paradossale, la Fiat ha perso la testa prima ancora di cominciare. Non mi era mai capitato di essere invitato a una trattativa e non poter partecipare». Il tavolo inizia, ma parte male.
«La Fiat – ha commentato Airaudo – non è stata in grado di garantire la governabilità  al tavolo di trattativa e questo è un fatto grave. C’è stata una mediazione della Questura di Torino che aveva concordato con la vigilanza Fiat l’ingresso dei Cobas, ma poi è saltato tutto. Non sappiamo se per insipienza, incapacità , errore o provocazione, ma è un fatto che non si era mai verificato. Noi consideriamo la Fiat responsabile di un problema di gestione e crediamo si debba riflettere su questa escalation estremista». Ieri, contro la cancellazione dei contratti, i lavoratori di Iveco, ex Meccaniche di Mirafiori e quelli della Fiat di Volvera hanno incrociato le braccia per alcune ore. Alta l’adesione allo sciopero, 60-70%. «Questo ha sicuramente innervosito l’azienda», ha sottolineato Airaudo. Accuse «infondate e pretestuose che sembrano costruite per nascondere la volontà  di sottrarsi alla trattativa», ha ribattuto il Lingotto.
Al tavolo, nonostante Fim, Uilm, Fismic e Ugl assicurino il contrario, l’azienda – come ha ricordato Bellono – non vuol far altro che estendere l’accordo di Pomigliano (esigibilità  degli accordi, flessibilità  di turni e straordinari). Con «la necessaria armonizzazione tra le diverse realtà  del gruppo» sottolineata dal responsabile delle Relazioni Industriali, Paolo Rebaudengo. Per questo, venerdì, ci saranno incontri tecnici su Fiat Industrial e Magneti Marelli. E lunedì prossimo ci sarà  un incontro più generale sul contratto, che Fiat vuole assolutamente fuori da Confindustria, seppur gli incontri vengano ancora ospitati all’Unione industriale di Torino. La Fiom, se sarà  invitata, ci sarà : «Ai tavoli di trattativa noi ci andremo, come sempre. Continueremo a farlo, ma se l’idea è di estendere l’accordo di Pomigliano diremo no. Noi non firmeremo mai accordi che escludono diritti e libertà  sindacali dei lavoratori».
La Fiom si prepara a lunghi mesi di resistenza contro chi la vorrebbe fuori dalle fabbriche. Ieri, è partita la campagna di sottoscrizione straordinaria “Voglio la Fiom in Fiat”. «Nel gruppo torinese – ha spiegato Landini – la Fiom conta oltre 11 mila iscritti. Se dal primo gennaio la Fiat non effettuerà  più le trattenute sindacali nelle buste paga alle organizzazioni non rappresentate, perderemo 1,5 milioni di euro. Per questo abbiamo lanciato una sottoscrizione per chiedere a tutti un contributo con l’obiettivo di creare un fondo nazionale di sostegno che ci consenta di continuare nella battaglia per i diritti». A gennaio, invece, si svolgerà  un “election day”, in tutti gli stabilimenti del gruppo, per eleggere le Rsa Fiom: «Se l’azienda non dovesse riconoscerle agiremo sia sindacalmente, sia giuridicamente».


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