L’Onu: ancora 7000 prigionieri

Loading

Prigionieri tenuti senza garanzie e accesso a un processo legale in quanto la polizia e i tribunali ancora non funzionano, essendo il nuovo governo provvisorio stato nominato dal Cnt solo una settimana fa. Ma «alcuni» («alcuni»?) di quei 7 mila prigionieri «potrebbero essere stati torturati» («potrebbero»?) e «molti» di loro sono sub-sahariani sospettati di essere i famosi «mercenari» al soldo di Gheddafi. L’Onu però rassicura e si fida delle «risposte positive» date dal nuovo governo libico guidato dal presidente del Consiglio nazionale di transizione Abdel Jalil e dal premier al-Keib, quando viene «pressato ad affrontare il problema».
Il rapporto, il primo dell’Onu dalla fine degli 8 mesi di guerra civile, sostiene che i 7 mila prigionieri sono «per la maggior parte» nelle mani delle varie «brigate rivoluzionarie» ancora in armi: «Mentre il Cnt ha fatto qualche passo per trasferire la responsabilità  dei detenuti dalle brigate alle appropriate autorità  statali – si legge-, molto resta da fare per regolarizzare le detenzioni, prevenire gli abusi e arrivare al rilascio di coloro la cui detenzione non dovrebbe essere prolungata». Ma Ban è fiducioso: «Credo che i leader della nuova Libia siano davvero impegnati a costruire una società  basata sul rispetto dei diritti umani», anche se ci vuole un po’ di pazienza per arrivare «alla fine delle detenzioni arbitrarie e prevenire abusi e discriminazioni contro cittadini di altri paesi e contro qualsiasi gruppo di cittadini della stessa Libia».
L’inviato speciale Onu per la Libia, Ian Martin, ha dato il benvenuto al nuovo governo ad interim nominato la settimana scorsa e giudica «indicativa la differenza di attitudine con il passato regime», in quanto ora non si nega più che «diritti umani siano violati e nella maggior parte dei casi è consentito alle organizzazioni internazionali l’accesso ai detenuti». Non solo ma il nuovo ministro degli interni, il capo delle milizie di Misurata Faouzi Abdelal, ha assicurato a Martin che le critiche da fuori addirittura gli «fanno piacere» perché esse «gli danno forza per affrontare il problema».
Tempo al tempo.


Related Articles

Il tunisino con il primo permesso “Sogno la Francia, qui c’è il caos”

Loading

Ventimiglia, Moudar otterrà  il documento giovedì. “Indietro non torno, piuttosto mi butto dalla nave”

Viaggio nelle Rosarno insospettabili del Nord

Loading

Stefania Ragusa è autrice di un libro-inchiesta che raccoglie e descrive alcune realtà  dove sfruttamento e caporalato si nascondono in regioni ricche e con un buon welfare, come il Trentino, la Toscana e l’Emilia Romagna

Libia. Un uomo ucciso e due ragazzi feriti nel centro di detenzione per migranti

Loading

Mediterraneo. Nella struttura governativa di Al-Mabani le guardie sparano nelle celle. «L’utilizzo sistematico della violenza è la modalità di gestione del centro», racconta un’operatrice di Medici Senza Frontiere

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment