«Mortadella» e il Puzzone
Titoloni sui giornali padronali (quelli che oggi a orecchie basse piangono la dipartita del caro Silvio), inni alla gloria imperitura del «sono tutti uguali», furenti editoriali contro la cricca «comunista». Non gli sembrava vero, ai sempiterni Feltri e Belpietro e tv di complemento di poter attaccare il governo nemico con l’argomento delle mazzette. Ora, l’apparir del vero, tutte bufale: Prodi, Fassino e persino Dini – con fantasia da seconda elementare battezzati con i nomi in codice di «Mortadella», «Cicogna» e «Ranocchio» – non presero quella tangente, furono sbeffeggiati gratuitamente, da innocenti, per mesi e anni, servirono da benzina a quella macchina del fango che poi, negli anni successivi, si occupò d’altro, di calzini azzurri dei magistrati, per esempio. Ora, non sappiamo che calzini indossino alla V sezione del tribunale penale collegiale di Roma, ma resta il fatto: giustizia è fatta, calunnia rientrata.
Raggiungere il calunniatore Igor Marini non è stato difficile: sta già in cella per un’altra condanna per calunnia (non fate quella faccia, smette quando vuole). Più complicato sarà capire se davvero può sganciare il contante: 100 mila euro a Francesco Rutelli, Donatella Dini, Lamberto Dini, Walter Veltroni, Piero Fassino, Clemente Mastella (pena odiosa, in effetti…), più 150mila a Romano Prodi, che vale di più perché era Presidente del Consiglio (o forse perché chiamare qualcuno «Mortadella», se non si è all’asilo, è un’aggravante). Ovvio che la tempistica dei tribunali non c’entra niente con la tempistica della politica. E però, chissà che oltre alla magia dei poeti non ci sia una strana magia dei giudici, e che insieme al tramonto mesto di Berlusconi arrivi anche il crepuscolo per tante schifezze scritte e commentate. Oltretutto, per chi crede alle nemesi storiche, la riabilitazione di «Mortadella» (mi scuso con i lettori) e «Cicogna» (scusate ancora), cade proprio alla vigilia di una loro nuova avventura in area governativa, queste volta sotto l’egida dei poteri forti finanziari che hanno sloggiato (loro sì, non le masse, dannazione) il Puzzone da Palazzo Chigi. Chissà , forse tutto si tiene.
Ma non è tutto qui. La notizia è che la macchina del fango, che si avviò in quegli anni tra faccendieri, consulenti, spioni e giornali padronali, è chiamata a ripagare in moneta sonante. Può essere un buon segnale. Che si mettano in fila tutti i calunniati di questi anni: i cittadini de L’Aquila offesi e umiliati, gli italiani impoveriti, le maestre licenziate, i cittadini penalizzati da anni e anni di orribile aggressioni alla dignità di tutti. Pagassero in contanti anche Silvio, i suoi complici e i suoi amici, magari a cominciare dagli otto miliardi e passa che ci è costato il fottuto spread e altre rapine. Pagheremo noi, certo, in termini di tagli e riduzione del welfare, ma magari, un rimborso, perché no?
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