«Italia in recessione nel 2012» Moody’s avverte: default multipli
MILANO — L’economia mondiale frena, ma in Europa si ferma e in Italia addirittura va in retromarcia. E’ l’immagine che restituiscono le previsioni aggiornate dell’Ocse che tagliano ovunque le vecchie stime. In particolare l’organizzazione di Parigi segnala che la crescita complessiva dei Paesi industrializzati sia dell’1,9% nel 2011, dell’1,6% nel 2012 (contro il 2,8% delle stime precedenti) e del 2,3% nel 2013.
Per la zona euro, colpita dal diffondersi della crisi dei debiti sovrani, la crescita sarebbe dello 0,2% nel 2012 e dell’1,4% nel 2013, contro il 2% previsto per entrambi gli anni nell’Outlook della scorsa primavera. Poco più della stagnazione per il prossimo anno, dunque, per Eurolandia ma per l’Italia sarà recessione con una contrazione del Prodotto interno lordo dello 0,5%, in compagnia di Grecia (-3%), Portogallo (-3,2%) e Ungheria (-0,6%). Meglio di noi, con una crescita comunque limitata allo 0,3%, Francia e Spagna, mentre il Regno Unito crescerà dello 0,5% e la Germania dello 0,6% (era 2,6%).
«La ripresa economica dell’Italia ha perso slancio. La produzione è attesa in netto declino nel 2012, e le proiezioni di risalita sono deboli», dice l’Ocse.
Nel dettaglio, la crescita nel quarto trimestre dovrebbe attestarsi poco sopra lo zero, al +0,1%. L’anno in corso dovrebbe quindi terminare con un incremento del Pil pari allo 0,7%. Il rallentamento si accentuerà nel 2012, e l’economia italiana riprenderà a crescere, seppure debolmente, nel 2013, dello 0,5%. Quanto alla disoccupazione, tornerà purtroppo a risalire: dopo un calo quest’anno all’8,1% dall’8,4% del 2010, tornerà all’8,3% nel 2012, e all’8,6% nel 2013. «La colonna portante del risanamento di lungo termine» dei conti pubblici italiani «dovrebbe essere il freno alla spesa e non la tassazione. Ulteriori condoni fiscali sarebbero controproducenti».
La politica mondiale in ogni caso «deve essere pronta ad affrontare il peggio», perché l’impatto della crisi del debito europeo minaccia di diffondersi in tutto il mondo sviluppato. Ci sarebbero «esiti altamente devastanti» per l’economia se la crisi diffusa da Grecia e arrivata in Italia «aumentasse massicciamente» per effetto del contagio. Per evitare lo scenario catastrofico, il capo economista dell’Ocse, Pier Carlo Padoan, sostiene la necessità di «rapidi e credibili miglioramenti nella capacità dell’Efsf, il fondo salva-Stati, insieme a un maggior uso del bilancio della Bce». Anche gli eurobond sono considerati da Padoan «uno strumento efficace per stabilizzare il mercato», anche se devono essere «accompagnati da una maggiore integrazione europea».
Ma a spingere sui timori del contagio ieri è stato di nuovo Moody’s che di primo mattino, in apertura di settimana, ha lanciato il suo avvertimento: «Sono a rischio i rating di tutti i Paesi del vecchio continente». Secondo l’agenzia di rating, «in assenza di misure in grado di stabilizzare le condizioni del mercato nel breve periodo, o qualora queste condizioni non si stabilizzassero per altre ragioni, i rischi di credito continueranno a crescere». E in prospettiva, si potrebbe arrivare a «default multipli» o a «uscite dall’euro», anche se questi due scenari al momento rimangono meno probabili. Per Moody’s dunque l’Eurozona si avvicina a «un bivio: da una parte una più stretta integrazione e dall’altra maggiore frammentazione». Inoltre nelle ultime settimane «la probabilità di scenari ancora più negativi è aumentata», anche per via delle «incertezze politiche in Grecia e in Italia».
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