Licenziamenti e amnistia, Renzi divide ancora

by Sergio Segio | 1 Novembre 2011 7:45

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ROMA – Sapeva che il Wiki-Pd (programma online in 100 punti) gli avrebbe attirato bordate? Lo sapeva. Matteo Renzi lo scrive su Facebook: «Le proposte si possono condividere o meno. Ma parlando di temi concreti almeno si fa politica e non chiacchiericcio». Quindi, agli attacchi risponde con risposte ironiche, e passa oltre. Parla di contenuti. Che spaccano il centrosinistra. Nel Wiki-Pd c’è molto liberismo economico, a cominciare dalla riforma delle pensioni (“Andiamoci più tardi ma andiamoci tutti”), dalla flexsecurity (proposta Ichino su contratti e licenziamenti), all’abolizione del valore legale del titolo di studio, allo stop dei soldi pubblici ai partiti; liberalizzare il trasporto pubblico regionale. A Sergio Cofferati, ex leader Cgil, piace così poco che ritiene inevitabile un divorzio: «Io e Renzi nello stesso partito è una contraddizione, è paradossale. Le opinioni sono lontane ed è inevitabile che prima o poi ci si separi. Renzi vuole farsi un altro partito e sull’economia e sul lavoro ha idee più vicine al centrodestra». Stefano Fassina, il responsabile economia del Pd (che Renzi ha accusato) aveva replicato su facebook: il rottamatore non sa di cosa parla.
Un’altra idea scatena polemiche: al punto 13, eliminare i politici corrotti con una sorta di amnistia condizionata che impegna a non fare più politica. In caso di nuovo reato, la pena si somma a quella del reato oggetto dell’amnistia. Nico Stumpo, bersaniano, chiede: «Ma che vuol dire?». Non convince Di Pietro, il leader Idv: «Tecnicamente è contraddittoria e insufficiente per gli effetti. Dice troppo e troppo poco». C’è molto da dibattere su Wiki-Pd, frutto di un lavoro collettivo, che da ieri mattina ha già  avuto centinaia di contatti (www.leopolda2011.it): le unioni di fatto; la patrimoniale; una sola Camera; Rai 1 e Rai 2 finanziati con la pubblicità ; e-book e autonomia dei musei. Pier Luigi Bersani chiede a tutti nel Pd di abbassare i toni. Il segretario punta alla manifestazione di sabato prossimo a Roma, a piazza San Giovanni. Una rivincita popolare, per la quale sono stati organizzati 600 pullman, 14 treni, due traghetti. Anche lui lancia l’appello su Facebook: «In piazza con il Tricolore e la Costituzione, una piazza che è aperta a tutti e che ha come parola d’ordine “cambiare”». Beppe Fioroni, il leader popolare del Pd, sarà  in piazza e invita: «Parliamo del Big bang del paese, non di quello del Pd».
Ad agitare il centrosinistra c’è il congresso dei Radicali. Pannella non le manda a dire a Bersani: «Il rapporto che nel ’94 abbiamo avuto con Berlusconi fu politicamente leale, non così oggi con i democrat». Il j’accuse appassionato di Emma Bonino, l’altra leader storica dei radicali, è invece sulla crisi «che è non solo economica ma di degrado delle istituzioni, della democrazia, della legalità  e del diritto». Per Bonino «il governo di Berlusconi è morto e nefasto», il premier è però «solo l’ultimo anello di questa democrazia che non funziona, ma ci ha messo pesantemente del suo, ritenendo che i suoi interessi privati venissero prima di quelli del paese. Non ha cultura istituzionale».

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