by Sergio Segio | 18 Novembre 2011 8:03
ROMA — Emozionato e onorato, grato alla «saggezza» di Napolitano, «commosso» per il trattamento che gli ha riservato Schifani, con l’auspicio di poter avere con ciascun parlamentare «un rapporto personale, come vostro collega», Mario Monti ha fatto ieri sfoggio di umiltà , pur illustrando un programma molto ambizioso.
Ha preso la fiducia di Palazzo Madama dichiarandosi strumento al servizio del Parlamento, rimarcandone la centralità , in quanto «cuore pulsante di ogni politica di governo, snodo decisivo per il riscatto della vita democratica». Si è poi spinto oltre, attribuendo all’esecutivo appena varato una doppia speranza: riavvicinare due sponde politiche che in questi anni hanno solo litigato, ma anche colmare il gap che divide l’intera classe di rappresentanza dai cittadini.
Con i suoi ministri al fianco, nel giorno di esordio parlamentare della squadra dell’esecutivo, l’ex commissario europeo ha consegnato al Senato un discorso con un vasto preambolo politico e insieme un lungo elenco di azioni programmatiche, avendo sempre come riferimento le Camere, che dovranno sostenerlo e condividerne i passi: «Da parte mia vi sarà sempre una chiara difesa del loro ruolo».
Pungolato dalla Lega, dai quotidiani vicini all’ex premier, in sede di replica ha trovato modo di rispondere alle accuse: sul supposto esecutivo delle banche, delle lobby, «permettetemi di rassicurarvi totalmente»; sui «complotti dei poteri forti o delle multinazionali, o di superpotenze negli Stati Uniti o in Europa, parlano le nostre modeste storie personali, quando mi è capitato di essere commissario europeo non sono sicuro che le grandi multinazionali mi abbiano colto come un loro devoto servitore».
«Ossequioso del primato della politica», con «un pensiero rispettoso» a Berlusconi, che «ha facilitato in questi giorni la mia successione», Monti dice di essere in carica per guidare quello che definisce un «governo di impegno nazionale», che ha il compito ambizioso e «difficilissimo» di rinsaldare «le relazioni civili e istituzionali, fondandole sul senso dello Stato».
«E il senso dello Stato — prosegue — è la forza delle istituzioni, che evitano la degenerazione del senso di famiglia in familismo, dell’appartenenza alla comunità di origine in localismo, del senso del partito in settarismo. Ed io ho inteso il mio servizio allo Stato non certo con la supponenza di chi, considerato tecnico, venga per dimostrare un’asserita superiorità della tecnica rispetto alla politica; al contrario, spero che il mio governo e io potremo contribuire, in modo rispettoso e con umiltà , a riconciliare maggiormente i cittadini e le istituzioni, i cittadini alla politica».
In questa veste Monti non nasconde di voler «aiutare» la classe politica, le sottopone il prezzo di un possibile fallimento della missione che attende lui come i parlamentari («la fine dell’euro disgregherebbe il mercato unico, le sue regole, le sue istituzioni, ci riporterebbe là dove l’Europa era negli anni Cinquanta), indica un traguardo comune, ovvero che gli altri smettano di considerarci come «anello debole» della Ue, in un quadro in cui il futuro della moneta unica «dipende anche da ciò che farà l’Italia nelle prossime settimane».
È un invito ad un sostegno quanto più possibile convinto, in una cornice che resta drammatica: «Gli investitori internazionali detengono quasi metà del nostro debito pubblico e dobbiamo convincerli che abbiamo imboccato la strada di una riduzione graduale ma durevole del rapporto tra debito e prodotto interno lordo».
«Rigore di bilancio, crescita ed equità » sono i pilastri che guideranno l’azione del governo. Le ricette sono note e sono «italiane», aggiunge Monti. «Cominciare», con le riforme, è più importante di ogni cosa, perché le scelte degli investitori sono guidate «dalle loro aspettative su come sarà l’Italia fra dieci o venti anni, quando scadranno i titoli che acquistano oggi».
Il lungo elenco che segue, dai privilegi del sistema previdenziale alla tassazione sui patrimoni, dal possibile regime fiscale differenziato per le donne all’armonizzazione dei bilanci pubblici, è un’agenda che va molto al di là delle misure concordate con la Ue in queste settimane. E su questa agenda alle nove di sera il governo prende la fiducia.
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