«Gheddafi ucciso per ordine venuto da fuori»

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Jibril ha smentito la (ridicola) versione ufficiale del Cnt secondo cui Gheddafi sarebbe stato colpito in un conflitto a fuoco e non linciato: dice (ora) Jibril che Gheddafi è stato «ucciso dai ribelli dopo un ordine ricevuto da una potenza straniera», da qualcuno che non voleva che «Gheddafi divulgasse dei segreti» (e se n’è portati tanti nella tomba). Via a una ridda di ipotesi. Il nome più gettonato è il Qatar, in prima linea nella guerra e grande sponsor di milizie islamiche. Gli Usa, anche perché a Sirte hanno combattuto numerosi «volontari» americani? Le forze speciali francesi e britanniche presenti dall’inizio alla fine sul terreno? Chissà  che qualche luce possa venire da Saif al-Islam, figlio e delfino del Colonnello (foto) ricercato dalla Corte penale internazionale («la sua cattura è solo questione di tempo», dice il procuratore Moreno Ocampo) e alla testa, sembra di un «Fronte di liberazione» formato nel sud libico da ex gheddafiani, Tuareg e tribù fedeli al Colonnello. Ieri il Niger ha dato notizia di uno scontro a fuoco con vittime, domenica, fra un «convoglio armato» proveniente dalla Libia e diretto in Mali, e militari nigerini.


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I PACIFISTI RESPINTI
  Dovevano arrivare oggi all’aeroporto «Ben Gurion» di Tel Aviv le circa seicento persone che avevano aderito al progetto «Welcome to Palestine», lanciato da alcune organizzazioni della società  civile palestinesi.

“Gheddafi è a Sirte dentro un bunker” la Nato bombarda la città  del Colonnello

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L’allarme dell’Eliseo. Migliaia di ribelli in marcia, infuriano gli scontri.  I tornado britannici stanno facendo un po’ di pulizia. Presto attaccheremo. Stiamo aspettando il via da parte dei nostri che si sono infiltrati nella città  del raìs. Ci vorranno al massimo tre giorni per conquistare il porto. I lealisti non ci fanno paura. Quando cattureremo il Colonnello, non lo spediremo alla Corte internazionale dell’Aja. Sarebbe un’ammissione d’impotenza. La nuova Libia sarà  un Paese democratico e quindi in grado di processare anche il peggiore dei criminali 

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