L’Europa striglia Atene

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 PARIGI. Dopo la sorpresa e la costernazione causata dalla notizia del referendum in Grecia annunciato dal governo Papandreou senza aver informato i partner, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel sono stati i primi a reagire ufficialmente, con un lungo comunicato congiunto e di fatto convocando per oggi pomeriggio a Cannes lo stesso Papandreou, alla vigilia del vertice del G20. La Francia e la Germania si dicono «determinate a mettere in opera l’accordo sull’euro nei temi più brevi» e parlano di «decisioni oggi più che mai necessarie». Ricordano i dettagli del piano per la Grecia, sottolineando che i partner hanno accettato un «programma pluriennale di aiuti», finanziato con 100 miliardi di euro; e che il settore privato, su base volontaria, aveva accettato di «riportare il debito greco su una traiettoria sostenibile», tagliandone il 50% e abbandonando crediti per 100 miliardi. E ancora: ricordano gli altri 30 miliardi promessi. Affermano di essere «convinti che questo accordo permetterà  alla Grecia di ritrovare una crescita durevole».

L’Eliseo ha convocato ieri una riunione straordinaria dei ministri direttamente interessati, mentre Berlino nasconde sempre meno l’esasperazione e il ministero delle finanze fa finta di credere che si tratti solo di una decisione di «politica interna». A Bruxelles, la Commissione è costernata da una decisione «presa tra greci», senza informare nessuno. Jean-Claude Juncker, presidente dell’euro, non esclude «un fallimento della Grecia» se vincerà  il «no». La preoccupazione è al massimo, con le borse europee – titoli bancari in testa – in caduta a picco. L’Fmi sottolinea «l’incertezza profonda» causata dalla decisione di Papandreou. A 48 ore dal G20 di Cannes, l’annuncio di Atene ha sconvolto la preparazione del vertice: la richiesta di finanziamenti al Fondo europeo di stabilità  finanziaria, rivolta ai paesi emergenti, Cina in testa, è spiazzata dalla minaccia sempre più tangibile che pesa sull’euro. La discussione sulla tassa sulle transazioni finanziarie, che era in programma, rischia di passare in secondo piano di fronte all’emergenza euro.
L’annuncio di Papandreou, che alcuni interpretano come un bluff di poker, crea una situazione drammatica, perché è un ostacolo nuovo ed enorme sulla strada dell’approvazione del piano di aiuti salva-euro deciso il 27 ottobre: ogni parlamento dei 17 paesi dell’euro dovrà  votarlo. In Germania, i liberali dell’Fdp, già  molto freddi, sottolineano che «gli altri paesi accettano sacrifici considerevoli a causa di decenni di cattiva gestione e di debole governance della Grecia»: al Bundestag sarà  più difficile per Merkel ottenere l’approvazione del piano. C’è già  chi dice, come la Finlandia, che il gioco d’azzardo di Papandreou significa un referendum sull’appartenenza della Grecia all’Unione europea. A Parigi, viene sottolineato che l’annuncio del referendum mette in forse l’accordo, strappato obtorto collo alle banche, di accettare «volontariamente» il taglio del 50% del debito greco. Le banche francesi, molto esposte, tremano, perché temono di dover far fronte a un default, che trascinerebbe nel fallimento le banche greche e metterebbe a rischio il settore finanziario di altri paesi.
In Francia sottolineano che i greci non sono informati di cosa vorrebbe dire un «no» al referendum: tanto per cominciare, c’è chi ricorda che anche la sesta tranche del primo prestito, gli 8 miliardi di euro che dovevano venire versati in questi giorni ad Atene, può essere sospesa. In tutta Europa c’è una profonda incomprensione della mossa di Papandreou, sottoposto alla pressione delle manifestazioni. L’Europa ha già  perso tempo, con la sequenza di vertici dell’ultimo anno. Tra la decisione del piano di aiuti presa il 21 luglio e la sua modifica realizzata il 27 ottobre sono passati tre mesi e la zona euro è rimasta appesa al voto dell’ultima ora del parlamento della Slovacchia. Adesso altri tre mesi sarebbero persi, nell’incertezza generalizzata, in attesa del risultato ad alto rischio del referendum di Atene a gennaio.
L’incertezza diventa dominante attorno all’avvenire del fragilissimo compromesso di Bruxelles del 27 ottobre. Nulla è ancora stato veramente deciso. L’annuncio di Atene arriva dopo il fallimento della banca Usa MF Global, causato dal peso in portafoglio di titoli del debito sovrano di paesi euro a rischio. Il Portogallo, che con l’Irlanda e la Grecia è sotto un piano di aiuti Ue-Fmi, sta pensando di chiedere degli aggiustamenti al programma di austerità , negoziato dall’ex governo del socialista José Socrates e ora rimesso in discussione dal nuovo premier di destra Pedro Passos Coelho.
Ieri a Nizza che c’è stato un corteo di protesta a 48 ore dall’apertura del G20 di Cannes, con al centro la richiesta di imporre una tassa sulle transazioni finanziarie, ma non da destinare alle banche per ripianare i debiti.


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