by Sergio Segio | 23 Novembre 2011 8:14
Il Parlamento europeo punta l’indice contro Napoli e la Campania. L’ultimo piano rifiuti versione remix continua a non convincere la Commissione ambiente, ma la scadenza dei termini per i chiarimenti richiesti prima di una nuova condanna, prevista per venerdì, ieri è stata prorogata al 15 dicembre. «Ci vorranno almeno 20 anni per smaltire i rifiuti ammassati, è spaventoso – tuonava ieri il commissario Ue, Janez Potocnik – è fondamentale che la raccolta differenziata venga fatta più rapidamente, non ci sono più scuse per i ritardi». Si rischia una multa di venti milioni di euro più una sanzione quotidiana per ogni giorno perso. Se poi non ci saranno risposte su termovalorizzatore e discariche, l’Italia sarà nuovamente portata davanti alla Corte di Giustizia. «Se riceveremo la lettera dell’Italia – ha però aggiunto Joe Hennon, portavoce del commissario all’ambiente – seguita da una valutazione positiva, la Commissione può decidere la chiusura del dossier». Altrimenti una nuova fase di negoziati potrebbe portare alle sanzioni. A rincarare la dose l’eurodeputato Pdl Enzo Rivellini, che ha chiesto a Potocnik di «invitare immediatamente il governo italiano ad applicare le leggi che prevedono, tra l’altro, il commissariamento del comune. Se tutto ciò non avverrà mi aspetto che Potocnik rassegni le sue dimissioni, altrimenti sarò costretto a presentare una mozione di sfiducia».
Insomma è tutta colpa di Napoli se il piano regionale non funziona. Una tesi un po’ ardita che non tiene conto dell’impiantistica ancora quasi inesistente e delle crisi che colpiscono, ad esempio, anche il salernitano, ma a Salerno l’inceneritore l’hanno voluto, a Napoli invece no (la lombarda A2A è pronta all’affare). Chiamato in causa, il sindaco partenopeo Luigi de Magistris replica: «Tutto quello che il comune doveva fare lo sta facendo in collaborazione con regione e provincia, ma per quanto riguarda il piano lo si deve chiedere al presidente Caldoro, che intrattiene i rapporti direttamente con Bruxelles». Napoli è in linea con le direttive europee, sostengono da Palazzo San Giacomo, anche se la differenziata in questi mesi sembrava un titolo in borsa. Si è cominciato con il 19% (era Iervolino), poi con le crisi acute della primavera ed estate è scesa al 16%, con la ripresa della raccolta ad agosto e l’ampliamento del porta a porta a Scampia si è attestata sul 20%, entro fine anno dovrebbe raggiungere il 25%. Poi la partita passa al nuovo governo, a cui è stata chiesta l’apertura di un tavolo nazionale per sbloccare risorse, dopo i fondi già concessi a Roma capitale e il provvedimento che consentirà a Milano di sforare i vincoli del Patto di stabilità per l’Expo del 2015: «Non mi aspetto una nuova procedura di infrazione ma i passi fondamentali devono essere compiuti dalla regione».
Meno ottimisti i Verdi: «Il porta a porta non decolla, i siti di compostaggio regionali non sono stati realizzati, le discariche sono tutte sature. Le uniche attività che stanno funzionando sono quelle spontanee dei cittadini». Occhi puntati verso l’esecutivo Caldoro. L’assessore competente, Giovanni Romano, che ieri ha incontrato il neoministro Corrado Clini, ha chiarito che il governo ha avanzato una richiesta di proroga per fornire i chiarimenti a Bruxelles. Anche Santa Lucia sfoggia ottimismo: sono stati nominati i commissari per l’individuazione delle discariche in provincia di Napoli e Salerno, per la realizzazione degli impianti di biodigestione, per la gara relativa al termovalorizzatore di Napoli Est (andata però deserta tre volte stante la totale contrarietà dell’amministrazione partenopea), l’inceneritore di Salerno è quasi pronto. «Stiamo erogando i 16 milioni e 108 mila euro per il completamento degli impianti di compostaggio di Giffoni Valle Piana, Eboli e San Tammaro e abbiamo pronti i 5 milioni per i siti di stoccaggio di Napoli e Salerno. Abbiamo approvato il Piano di riparto – conclude – per il potenziamento della differenziata». Allora perché la Ue continua a minacciare sanzioni? Perché restano le tonnellate di ecoballe ammassate a Taverna del Re, che si vorrebbe bruciare con un impianto ad hoc quando non si sa neppure cosa contengano, e resta il nodo discariche. Provincia e regione insistono a voler aprire sversatoi mentre le comunità , dal municipio di Castellammare di Stabia ai comuni Vesuviani, chiedono di applicare il protocollo Rifiuti zero.
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