Le ultime ore di Palazzo Grazioli

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Ha ordinato di promuovere e decorare gli ultimi gerarchi fedeli, ha mandato due panettoni e un orologio del Milan ad Alfano e Verdini e firmato i moduli per la fucilazione di una ventina di colonnelli infedeli, che si sono consegnati al nemico. Chi si aggira per Berlino in queste ore disperate può osservare la situazione in tutta la sua gravità , anche se in un comunicato del governo si legge che «i ristoranti sono pieni». Intanto, affluiscono al comando alleato decine di messaggi tutti da interpretare. «Berlusconi? Mai conosciuto», ha scritto Valter Lavitola dal suo rifugio segreto. Gli ha fatto eco una nota del ministro Rotondi: «Berlusconi? Questo nome l’ho già  sentito… gioca nel Napoli?…». La notizia che il corpo motorizzato dei Responsabili, recentemente creato per rafforzare l’artiglieria, ha defezionato nottetempo fuggendo a piedi verso il Gruppo Misto, ha gettato nello sconforto il Fà¼hrer, che ha subito convocato una riunione d’emergenza con i più stretti collaboratori. Gelmini e La Russa non si sono presentati perché erano dal dentista a farsi innestare una capsula di cianuro in un molare. Solo la lettura della Sallusti Zeitung ha un poco rincuorato gli animi nel bunker. Il titolo a tutta pagina diceva: «Abbiamo l’arma segreta, presto conquisteremo il mondo», ma è stato un sollievo di breve durata, perché è subito giunta la notizia della cattura di Renato Brunetta, scovato dagli alleati sotto il tendone del circo Medrano, dove tentava di passare inosservato. A tarda sera, il comando alleato ha intercettato una lettera di Ghedini diretta a Norimberga e composta da una semplice telegrafica domanda: «Quando scatta la prescrizione?».


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