L’Aiea lancia accuse a Tehran

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Mai rapporto dell’Agenzia internazionale per l’Energia atomica è stato tanto anticipato. Tra oggi e domani l’Aiea a Vienna diffonderà  il suo resoconto trimestrale sullo stato delle attività  nucleari dell’Iran – e già  da giorni sui media di mezzo mondo circolano illazioni. L’anticipazione più seria però è quella riferita ieri dal quotidiano The Washington Post, che cita fonti molto dirette. L’Aiea, riferisce, ha informazioni sufficenti per affermare che l’Iran ha ormai le capacità  critiche necessarie a costruire un’arma atomica, e che per arrivarci ha avuto assistenza tecnica da fonti esterne, in particolare da un certo scienziato russo.
Si può immaginare che un’affermazione simile aumenterà  il gelo internazionale verso l’Iran – da giorni del resto i media di mezzo mondo parlano dell’eventualità  di un attacco militare di Israele contro l’Iran, in un crescendo di toni minacciosi. Al punto che ieri due voci sono intervenute a riportare calma. Una è quella della Russia: il ministro degli esteri Sergei Lavrov ha dichiarato che un’ azione militare contro l’Iran «sarebbe un grave errore foriero di conseguenze imprevedibili». Diplomazia, non missili, auspica Lavrov: l’unico modo per risolvere i dubbi sul programma atomico di Tehram è riprendere i colloqui tra l’iran e le sei potenze mondiali interrotto nel dicembre scorso.
L’altra voce è quella della Germania. «Metto in guardia dal far circolare l’idea di opzione militare», ha detto ieri il ministro degli esteri tedesco guido Westerwelle al quotidiano Hamburger Abendblatt. Sono discorsi pericolosi, «che rafforzano la leadership iraniana invece che indebolirla». Certo, ha precisato, «l’Iran ha diritto a usare l’energia nucleare per scopi civili ma ha anche il dovere di escludere usi militari», e se l’Iran non coopera per fugare questi dubbi, la comunità  internazionale manterrà  la sua pressione.
Le anticipazioni del Washington Post sono dettagliate, anche se non è chiaro a quali fonti abbia attinto l’Aiea – se informazioni raccolte dai suoi ispettori durante le regolari visite agli impianti atomici iraniani o fornite da altre fonti di intelligence. Il giornale di Washington cita la presentazione in powerpoint fatta da David Albright, ex ispettore nucleare dell’Onu, per un consesso di personale dell’intelligence.
Secondo Albright, le informazioni raccolte dall’Aiea permettono di dire che l’Iran ha superato due ostacoli tecnici decisivi e ora ha abbastanza informazioni tecniche per disegnare e produrre un ordigno a implosione nucleare usando uranio arricchito come materiale fissile. In particolare si trattava di ottenere il design di una cosa nota come generatore R265, un detonatore di altissima precisione e sofisticazione che può innescare la reazione atomica dell’uranio arricchito o del plutonio. E pare che per questo è stato decisivo l’aiuto di Vyacheslav Danilenko, scienziato nucleare nella ex Unione sovietica che negli ultimi 5 anni è stato consulente de un’istituzione iraniana di ricerca fisica. Altri input l’Iran avrebbe avuto dalla Corea del nord e dallo scienziato pakistano Abdul Qadeer Khan.
Non è la prima volta che l’Aiea punta i fari sulla ricerca atomica condotti dall’Iran. Ora però secondo Albright le informazioni raccolte permettono di dire che si tratta di un programma di ricerca ben più ambizioso, organizzato e avanzato di quanto si pensasse. Tempo fa le agenzie di intelligence degli Stati uniti stimavano che l’Iran aveva avviato negli anni ’90 un programma di ricerca atomica con fini bellici, ma l’ha abbandonato nel 2003. Ora l’Aiea (o Albright?) suggerisce che tale programma non si è mai fermato.
Dunque l’Iran sarebbe vicino alla capacità  di mettere insieme un’arma atomica (che non significa costruirla effettivamente). E questo confermerebbe quanto sostiene l’ultima stima delle agenzie di intelligence Usa: che la leadership iraniana non ha deciso di costruire la bomba atomica, ma di procurarsi le capacità  per farlo all’occorrenza, la «nuclear capability». Tutto questo da oggi è all’ordine del giorno all’Aiea, a Vienna – dove si tornerà  a parlare di sanzioni e magari di attacchi.


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