Lady Guarguaglini resiste: non mi dimetto

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MILANO – Per la maggior parte degli investitori è già  da tempo una società  da cui stare alla larga. Non stupisce allora che nel pieno della nuova bufera giudiziaria sulle tangente all’Enav, e in un lunedì nero per tutta la Borsa di Milano, Finmeccanica sia stato uno dei titoli peggiori del listino di Piazza Affari. Per la società  controllata dal ministero del Tesoro (che possiede il 32,44 per cento del capitale) è stato un nuovo crollo: le azioni hanno perso un altro 6,6 per cento, arrivando a un passo dallo sfondare la soglia psicologica dei 3 euro. In una giornata che si è poi conclusa con voci insistenti sul commissariamento da parte di Palazzo Chigi della stessa Enav, l’ente nazionale di assistenza al volo.
Le nubi che si addensano su Finmeccanica, una delle principali della Borsa con i suoi 2 miliardi di capitalizzazione con oltre 71mila addetti, non riguardano solo le inchieste giudiziarie che coinvolgono i vertici, a partire dall’ex amministratore delegato e ora presidente del gruppo Piefrancesco Guarguaglini. Ai risultati negativi della gestione industriale (il rosso nei primi nove mesi dell’anno ammonta a 385 milioni a causa degli ordini in diminuzione e alla svalutazione di alcune commesse) si associa ora il caos nella gestione della società .
Gli investitori non possono che fuggire da un titolo in cui l’ad scrive a un manager di una controllata di dimettersi e ottiene un netto rifiuto. Ed è quello che è accaduto ieri. Giuseppe Orsi, l’ex ad della controllata Agusta Westland (società  leader nella costruzione di elicotteri) promosso nella primavera scorsa a sostituire Guarguaglini (su indicazione della Lega Nord) ha scritto una lettera a Marina Grossi, un ingegnere alla guida della controllata Selex Sistemi Integrati, ma anche moglie del presidente di Finmeccanica. Entrambi sono, da tempo, sotto inchiesta dalla procura di Roma: Orsi le ha chiesto un gesto di responsabilità  per il bene della società .
Forte dell’appoggio degli altri membri del cda di Selex (nominato prima dell’insediamento di Orsi) Marina Grossi si è fatta confermare e ha fatto intendere che al passo indietro non ci pensa nemmeno. Un gesto che non ha certo giovato al titolo; tenendo tra l’altro conto che Orsi ieri era a New York per incontrare la comunità  finanziaria per convincerla che nel 2012 Finmeccanica potrà  tornare in utile. E per fermare l’emorragia del titolo, che ha perso oltre il 30 per cento nelle ultime cinque sedute da quando sono stati pubblicati i dati dei primi nove mesi, nonché il 70 per cento da inizio anno. Per il momento, però, non è riuscito a convincere Grossi alle dimissioni. Lo scontro è rinviato a settimana prossima, per quando è convocato il cda di Finmeccanica.
Il dossier ora finirà  sul tavolo del nuovo governo, in particolare del premier Mario Monti – che ha la delega al Tesoro – e del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera. I quali, con tutta probabilità , delegheranno ai sottosegretari competenti, non appena saranno insediati. Ma ci vorrà  ancora qualche giorno. Un periodo in cui la situazione potrebbe precipitare ulteriormente sui mercati. Tanto da preoccupare partiti e sindacati. Sia il Pd (con Franco Monaco) che l’Idv (con Felice Belisario) hanno chiesto l’azzeramento di tutti i vertici di Finmeccanica. La Fim-Cisl teme ripercussioni sull’occupazione e chiede «l’immediato rilancio della società ».


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