La Spagna incorona Rajoy travolti i socialisti, sorpresa basca

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MADRID – Nell’epicentro di una crisi economica e finanziaria che sta colpendo la penisola iberica con la stessa durezza dell’Italia, la Spagna volta pagina e s’affida ai Popolari del centrodestra dopo quasi otto anni di governi socialisti. Il conservatore Mariano Rajoy è da ieri sera il leader vincente di una tornata elettorale che gli regala la maggioranza assoluta dei seggi alle Cortes. Rajoy, battuto già  due volte dai socialisti di Zapatero nel 2004 e nel 2008, ha coronato il suo sogno con un risultato storico: 44,6% dei voti e 186 seggi, dieci in più della maggioranza assoluta. I socialisti hanno perso 4 milioni di voti e crollano al 28,7% con 110 seggi, il peggior risultato elettorale mai ottenuto dalla prima elezione democratica nel 1977.
Appena eletto Rajoy ha parlato dalla sede storica del suo partito in calle Genova, centro di Madrid, sottolineando che governerà  «nella più delicata congiuntura degli ultimi 30 anni» e che i suoi unici nemici saranno «disoccupazione e crisi del debito». «Umiltà , compromesso, iniziative comuni, sforzo solidario» le altre parole chiave. Mentre il suo avversario, Alfredo Perez Rubalcaba, dopo aver riconosciuto la netta sconfitta, ha chiesto un Congresso anticipato del suo partito.
Dunque tutto come ampiamente previsto alla vigilia e previsto, in realtà , da mesi, dopo quel voto amministrativo del maggio scorso quando i Popolari strapparono al Psoe regioni e comuni in tutto il paese. «Un risultato fortemente influenzato dalla situazione economica» dicono quasi tutti i commentatori. «Quando la crisi morde gli elettori premiano l’opposizione e castigano chi sta al governo». Cambiare cavallo in corsa durante l’estate, sostituendo il capo del governo, Zapatero, con il suo vice Rubalcaba, come nuovo candidato, non è servito ai socialisti per rimontare la marea di voti a favore del centrodestra, né per riconquistare il consenso degli indecisi (la partecipazione al voto è stata di poco superiore al 70%, circa 25 milioni di votanti su 35 di aventi diritto), né per fermare l’emorragia di coloro che votarono Psoe tre anni e mezzo fa e che ieri hanno preferito premiare i partiti alla sua destra, il Pp, o alla sua sinistra, Izquierda Unida. Questi ultimi hanno quadruplicato i consensi, passando da 2 a 10 deputati.
Nel corso di tutta la campagna elettorale Mariano Rajoy ha attentamente evitato di dire quello che farà  e ieri sera non è stato diverso: «Risolveremo la crisi e combatteremo la disoccupazione» sono state le prime parole della sua portavoce. La prima mossa sarà  sicuramente quella di chiedere al Psoe di accelerare il più possibile i tempi del passaggio dei poteri, per avere un nuovo governo già  entro due settimane. I mercati si sa non aspettano nessuno e venerdì lo spread della Spagna era salito fino a quota 500 prima di scendere qualche decina di punti grazie all’acquisto di Bt spagnoli da parte della Bce. Un’altra possibilità  è che Rajoy comunichi già  oggi, prima al re Juan Carlos e poi al paese, il nome del suo prossimo ministro dell’Economia nella speranza di raffreddare i mercati finanziari. Sul resto il segreto è fitto. Non c’è dubbio che Rajoy spera nelle buone relazioni del suo partito con la Cdu di Angela Merkel per concordare un piano comune che serva ad affrontare nei prossimi mesi la crisi del debito e quella, per ora tutta spagnola, dei 5 milioni di disoccupati. Ha promesso di non aumentare le tasse, anche se la pressione fiscale in Spagna è tra le più basse d’Europa, e di non toccare le pensioni. Dunque taglierà : la spesa pubblica in investimenti, l’istruzione, la ricerca, la sanità . L’ultima notizia, per ora, di questo voto è che nei Paesi Baschi il partito indipendentista radicale ha preso più voti dei moderati del Partito nazionalista basco. E’ l’effetto politico dell’addio alle armi dell’Eta.


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