La rabbia di Genova dopo la tragedia urla al sindaco: “Vergogna, dimettiti” e nei quartieri manca l’acqua potabile

by Sergio Segio | 6 Novembre 2011 8:32

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GENOVA – Ferita, spaventata, confusa. Livida di rabbia. Una città  sull’orlo di una crisi di nervi. Dove la gente assalta i supermercati del centro per accaparrarsi l’acqua in bottiglia, perché da molti rubinetti esce solo fango, e i commercianti triplicano i prezzi. Dove un’ordinanza comunale vieta la circolazione ai privati, e invece si viaggia in auto o in moto, tanto i vigili urbani fanno finta di nulla. Dove i commercianti passano la notte nei negozi sventrati dall’alluvione, per paura degli sciacalli, e a metà  mattinata basta una stupida chiacchiera che corre da una bocca all’altra – «Sta per crollare una diga!» – per scatenare il panico e costringere un intero quartiere alla fuga. Genova piange i suoi morti sotto una pioggia minacciosa che non smette mai. Piange di dolore e di collera. Se c’era pericolo, perché hanno lasciato le scuole aperte? In via Fereggiano sono scomparse due bambine e quattro donne, travolte da una valanga di acqua e di terra. Erano mamme e sorelle maggiori, sono affogate per essere andate a prendere i loro piccoli. Non si può morire così. Marta Vincenzi, il sindaco, raggiunge la strada del disastro e prova a spiegare: «I genovesi non hanno capito cosa significava l’allerta 2. Era impossibile obbligare le persone a chiudersi in casa». Parole che sono come sale sul tormento degli abitanti della zona, uomini e donne che circondano il primo cittadino stringendo i pugni e gridano: «Vergogna!», «Dimettiti!», «È tutta colpa tua!», costringendola ad allontanarsi rapidamente mentre qualcuno prova a prendere la sua macchina a calci.

“Ha giocato con la vita di mia figlia”
«Le dovevano chiudere, quelle maledette scuole». Rosanna è la madre di Serena Costa. Che è morta a 19 anni, ed era andata a recuperare il fratellino quattordicenne, Danilo. «Mi hanno chiamato dalla scuola dicendomi di andarlo a prendere, ma io ero al lavoro e così ci è andata Serena. Voglio le scuse dal sindaco. Lo denuncio. Come si è permesso di giocare con le vite dei nostri figli?». La procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, nel mirino ci sono quelle opere mai realizzate – o realizzate male – dopo l’alluvione che quarant’anni fa uccise 25 persone. Ma si indaga anche per capire se la pubblica amministrazione abbia avvertito nella maniera dovuta del pericolo imminente. «Per non essere a rischio, questa città  avrebbe bisogno di lavori che durino quindici anni almeno», sostiene il sindaco Vincenzi. «E allora dobbiamo darci delle regole collettive e metterci d’accordo su come seguirle». L’allerta 2 è prorogata sino alle sei di oggi pomeriggio, e così quel divieto a circolare cui nessuno obbedisce. Lunedì, giorno di lutto cittadino, tutte le scuole e persino alcune facoltà  universitarie saranno chiuse. Troppo tardi, dicono i genovesi.

la città  ancora a rischio
Il capoluogo ligure prova a rialzarsi ma è per metà  una città  fantasma, con un centro spettrale: ruspe e gente che spala nelle strade alluvionate, negozi chiusi nella parte che è stata solo sfiorata dalla piena. Qualcuno prova a fare i primi conti, solo alle imprese del commercio sono danni per oltre cento milioni di euro e dieci milioni quelli alle strutture del Comune. Mille botteghe da ricostruire, tremila auto da rottamare. Quattrocento interventi dei vigili del fuoco solo ieri. In alcuni palazzi la luce non è ancora arrivata e sono migliaia le abitazioni dove dal rubinetto esce acqua mista a fango. Imbevibile. Il Comune avverte di non usarla neppure per cucinare e allora è una corsa ai supermercati, dove in alcuni casi i cestelli di bottiglie sono venduti al triplo del prezzo originario. Molti commercianti del centro hanno passato la notte di venerdì a presidiare i negozi devastati. Sono stati arrestati nove sciacalli, altri tre minori denunciati: tutti di origine straniera, sorpresi a rubare.

i funerali delle bimbe
Lunedì sera torneranno a Shenkoll, paesino nel nord dell’Albania. Ma prima a Genova si terrà  una breve cerimonia funebre per Djala Shpresa e le figlie, le piccole Janissa e Gioia. Il padre, Flamur, tutti lo chiamano Antonio: da 15 anni vive e lavora qui con i due fratelli, hanno un’impresa edile e ieri hanno ricevuto la visita di centinaia di amici e vicini. «Grazie a tutti», continua a ripete come un automa. I funerali di Serena Costa sono in programma martedì, quelli di Evelina Pietranera il giorno seguente. «Avevo l’influenza e lei si era sacrificata per me, sostituendomi nella nostra edicola di giornali. Laggiù non ci voglio più tornare», sussurra il marito, Attilio Toffi.
«Siate forti», dice ai genovesi l’arcivescovo Giacomo Bagnasco, presidente della Cei, anche lui ieri in visita in via Fereggiano. «È come l’alluvione del Settanta. Il dolore è grande, ma ora è il momento di rimboccarsi le maniche». I genovesi sono abituati a fare da soli, in silenzio. La macchina della solidarietà  si muove comunque. Genoa e Sampdoria stanno organizzando una partita di solidarietà  tra una selezione composta da giocatori rossoblucerchiati e una grande big europea.
una strana luce
Temporali e piogge forti non risparmiano le Cinque Terre, lo spezzino e la Lunigiana, colpite due settimane fa dall’alluvione che fatto dieci vittime e tre dispersi. Altre strade sono franate poco prima di Borghetto Vara, dove sette persone sono state inghiottite dalla valanga di acqua e fango. Le operazioni di sgombero e di soccorso sono rallentate anche a Monterosso e negli altri paesi della costa, dove in attesa di un nuovo nubifragio sono state evacuate quasi mille persone. Fiumi e torrenti si ingrossano in tutta la Liguria – ieri sera era sul punto di tracimare il torrente Entella, tra Lavagna e Chiavari – e soprattutto a ponente, dove soprattutto spaventano le mareggiate alimentate da un forte vento di scirocco. Sulla province di Savona ed Imperia ha piovuto per tutto il giorno, e il cielo era illuminato da una strana luce. Dicono che sia un brutto segno, il preludio di un nubifragio.

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