La ministra tende la mano
E il Pd torna a dividersi: Lumia attacca la Fiat, Ichino se la prende con la Fiom. Intanto in tutto il Paese si moltiplicano gli scioperi contro la disdetta dei contratti decisa da Sergio Marchionne «Il governo segue con grande attenzione il caso Fiat ed è pronto, pur nel rispetto delle autonomie, a offrire un contributo costruttivo, se richiesto, nella composizione della vicenda». La nuova ministra del Welfare Elsa Fornero dedica al caso Fiat una delle sue prime dichiarazioni, ripetendo quanto aveva detto lunedì scorso, quando aveva commentato a caldo (ma senza dare troppi elementi dirimenti) la disdetta dei contratti decisa da Sergio Marchionne: «Grande attenzione, per una questione delicata», aveva spiegato. Il che fu visto comunque come un «cambiamento di rotta» rispetto alle ormai consuete e quotidiane dichiarazioni pro-Marchionne cui ci aveva abituato il suo predecessore Sacconi.
«Non sfugge – ha aggiunto la ministra – che la parte più debole è costituita da lavoratori, che sono oggi la parte più debole del paese, insieme ai giovani». «Le medie e grandi imprese – ha ripreso Fornero, che parlava all’assemblea degli artigiani della Cna – non possono abbandonare il paese. Per un ministro che viene da Torino, non è possibile non parlare di Fiat». Il Lingotto, ha concluso la responsabile del Welfare, «chiude uno degli stabilimenti storici di un gruppo da sempre simbolo di capacità produttiva e di indentità nazionale».
Ma nonostante questa «attenzione», non è ancora arrivato il momento dell’«azione» del governo, che si potrebbe forse misurare (e tutti lo attendono) martedì prossimo, al tavolo con il collega allo Sviluppo e Infrastrutture della ministra, Corrado Passera: se si riuscirà a spuntare un piano credibile dalla Dr, per chi non è pensionabile perché troppo giovane, e se dall’altro lato si decideranno criteri (e buonuscite) equi per chi invece potrà accedere al prepensionamento.
Accanto all’allarme dei metalmeccanici, ieri si è registrato a Termini quello del terziario. È la Filcams Cgil a diffonderlo: «Anche per noi è un brutto giorno -spiega il segretario generale Franco Martini – Tra i lavoratori che vivranno le conseguenze negative di questa scelta, ci sono anche i dipendenti delle ditte alle quali sono stati appaltati i lavori di pulizia dello stabilimento. Anche per loro occorre assicurare risposte in termini di sostegno al reddito e di futuro occupazionale. In secondo luogo – prosegue Martini – non esiste e non può esistere un terziario qualificato senza una solida e qualificata base industriale, per questo saremo a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici».
E nel giorno del «lutto» per Termini Imerese, il Pd torna a dividersi sulla Fiat. Già l’altroieri era arrivato l’attacco dell’ala «liberal» al responsabile economico Stefano Fassina, perché aveva giudicato «sbagliata e preoccupante» la scelta di Marchionne di disdire tutti i contratti vigenti nel gruppo. I «liberal» avrebbero preferito probabilmente un Pd steso a tappetino sotto i piedi del super manager globale. Ieri è arrivata la nota critica del senatore Giuseppe Lumia, a cui ha fatto da contraltare l’attacco alla Fiom e la difesa dell’azienda da parte di Pietro Ichino (già noto per voler cancellare l’articolo 18 a tutti i neoassunti).
«La chiusura dell’impianto siciliano è figlia dell’assurda politica industriale decisa da Marchionne a scapito della Sicilia e dell’Italia, avallata dal governo Berlusconi che al contrario degli altri esecutivi europei non ha saputo far valere il proprio peso – ha detto Lumia – La Fiat, infatti, è stata l’unica casa automobilistica a chiudere uno stabilimento nel proprio Paese». Lumia chiede quindi al governo Monti di «sostenere in modo convinto che Termini continui a essere un importante polo produttivo».
Dall’altro lato, Ichino ha scelto invece di attaccare la Fiom, proprio mentre questa era in piazza, in mezzo ai lavoratori e accanto a Fim e Uilm, per organizzare la reazione alla chiusura: «Alla Fiat c’è una maggioranza che approva quella scelta – ha detto riferendosi alla disdetta dei contratti decisa da Marchionne – È inaccettabile che una parte, quella che ritiene di votare “no”, squalifichi gli altri e li accusi di tradimento, di illegalità e pretenda di imporre la propria scelta».
E proprio contro la decisione di disdire tutti i contratti, ieri sono proseguiti in tutto il Paese gli scioperi (spontanei o nell’arco delle due ore proclamate dalla Fiom): dopo i primi stop dell’altroieri alla Ferrari di Modena, alla Cnh di San Mauro Torinese e alla Marelli di Corbetta, ieri è stato il turno della Iveco di Brescia e della Fiat Ricambi Volvera di Torino. Domani sciopero degli straordinari alla Sevel Val di Sangro. Lunedì si fermano la Fpt Iveco di Foggia e la Cnh di Lecce.
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LA MINACCIA DELL’ARTICOLO 8
I commenti all’articolo 8 del decreto sulla manovra finanziaria hanno insistito per lo più sul rischio che esso faciliti i licenziamenti, rendendo di fatto inefficace l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori allorché si realizzino “specifiche intese” tra sindacati e azienda. È stato sicuramente utile richiamare l’attenzione prima di tutto su tale rischio, di importanza cruciale per i lavoratori. Tuttavia un’attenzione non minore dovrebbe essere rivolta ad altre parti dell’articolo 8 che lasciano intravvedere un grave peggioramento delle condizioni di lavoro di chiunque abbia o voglia avere un’occupazione alle dipendenze di un’azienda.
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