by Sergio Segio | 12 Novembre 2011 8:26
MILANO — Lamberto Dini, che quanto meno c’è il precedente del 1995. Per qualche ora, in maniera un po’ estemporanea, la Lega lascia correre il nome dell’ex presidente del Consiglio per un secondo incarico sedici anni dopo. Eppure, a pensarci bene: perché non Renato Schifani? In serata, nel Carroccio c’è chi argomenta che anche il presidente del Senato potrebbe essere una scelta con delle buone ragioni.
Poi, esce l’anticipazione della prima pagina della Padania: «No al tradimento del voto popolare. La Lega rifiuta ogni ipotesi di governo affidato a chi non ha un mandato popolare». E poi, più interessante: «Le diplomazie al lavoro per sondare invece la possibilità di un esecutivo politico». Che cosa è successo? L’opposizione ha smesso di essere «bella» o «più divertente» nelle ultime 24 ore? Bossi, infatti, venerdì questo aveva detto.
In realtà , a dar retta a quel che si dice nel movimento, al Carroccio interessa soprattutto una cosa: non dare agli «amici del Pdl» la sensazione di avere ormai mollato gli ormeggi e di veleggiare verso altri lidi. Di essersi ormai ritirato senza neppure sforzarsi di trovare una soluzione comune con l’alleato di un decennio. Ma, secondo molti deputati, si tratterebbe di pura cortesia. Difficile una retromarcia vera: la parola «credibilità » non riguarda solo l’Italia sui mercati internazionali.
Tra l’altro, il giochetto della moltiplicazione dei nomi dei possibili premier politici, invece di rassicurare gli (ex?) alleati, li innervosisce. Eppure, in questo caso, la Lega ha dalla sua più di una ragione: «Noi — scuote la testa un deputato — abbiamo suggerito a Berlusconi di restituire la parola agli elettori già quando è scoppiato il caso Fini. Poi, nelle ultime settimane, gli abbiamo detto e ribadito in tutte le salse di non lasciarsi travolgere dalla crisi, ma di pilotarla indicando subito Angelino Alfano. Anche qui, nulla di nulla. E ora, dovremmo essere noi ad allargare le braccia all’Udc, al Pd e a chissà chi altro? Non si capisce con che coraggio ce lo chiedano…». Tanto più che nel pezzo che apre la Padania oggi in edicola, si attribuisce al Pdl come primo nome possibile proprio quello di Alfano. Dunque, il no di martedì scorso al «passo laterale» a favore dell’ex Guardasigilli sarebbe stato uno scherzo. Peccato lo scarso senso dell’umorismo dei mercati, che quel giorno avevano spinto lo spread a sfiorare per la prima volta i 500 punti base.
E intanto, il Carroccio varesino continua a non trovare pace. Durante il direttivo di giovedì sera, il neosegretario provinciale Maurilio Canton, fedelissimo del capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni e assurto agli onori delle cronache per le durissime polemiche legate alla sua designazione, ha deciso di alleggerire le tensioni nel movimento. Indicando come sua vice, ohibò, la sorella dello stesso Reguzzoni, Paola. D’altronde, è cosa ormai risaputa: la Lega è movimento che sostiene la famiglia.
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