by Sergio Segio | 13 Novembre 2011 8:27
BEIRUT – La Lega Araba ha deciso di sospendere la Siria dall’organizzazione e minaccia di infliggere sanzioni economiche e politiche al regime di Damasco, incluso il ritiro degli ambasciatori degli stati membri, a causa della sanguinosa repressione della rivolta popolare che, secondo gli enti per i diritti umani, ha già provocato oltre 3500 vittime, 250 delle quali dall’inizio di Novembre. Le misure senza precedenti assunte dall’Organizzazione degli Stati Arabi scatteranno non subito ma a partire da mercoledì 16 Novembre. E questo lasso di tempo è forse l’unica concessione ai governanti siriani in una decisione per altri versi durissima.
A spingere la Lega Araba a riaprire il dossier siriano, è stata la convinzione che Damasco non abbia rispettato il piano per uscire dalla crisi concordato, il 2 di Novembre con i vertici dell’organizzazione. La proposta di mediazione della Lega imponeva al regime di Bashar el Assad di ritirare le truppe dalle città , liberare le migliaia di persone arrestate dall’inizio della rivolta, esplosa otto mesi fa, consentire l’accesso in Siria ai media e alle organizzazione umanitarie. Oltre, ovviamente, ad avviare un serio dialogo con tutta l’opposizione.
Ma il ritiro dei soldati dalle città è stato soltanto parziale e, comunque, non dai centri maggiormente coinvolti nella protesta, come, ad esempio, Homs, tuttora sotto assedio. E dei circa diecimila detenuti a causa dei disordini sarebbero stati rilasciati soltanto in 500. Di contro, l’esercito, i servizi di sicurezza e le milizie fedeli ad Assad hanno continuato ad usare il pugno di ferro contro i manifestanti ai quali, nelle ultime settimane, si sono uniti giovani coscritti, in genere di fede sunnita, che si sono rifiutati di ubbidire agli ordini di sparare sulla folla.
Pur non precisando quali sanzioni economiche e politiche la Lega potrebbe prendere nei confronti della Siria, il ministro degli Esteri del Qatar, Ahmad ben Jassim al Thani, non ha escluso che, se Damasco persisterà nel suo atteggiamento, la Lega potrebbe sottoporre il caso siriano alle organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani, «incluse le nazioni Unite». Ma ha negato che le misure prese ieri equivalgono ad una richiesta di intervento internazionale, simile a quella avanzata nei confronti della Libia di Gheddafi che portò all’instaurazione della no-fly zone. La risposta siriana non s’è fatta attendere. Secondo Damasco le decisioni dell’Organizzazione sarebbero illegali e contrarie al suo statuto. Ma il colpo inflitto dalla Lega al prestigio di Damasco, considerata un bastione del nazionalismo arabo, è innegabile.
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