La crisi non c’è e lo spread è di moda

by Sergio Segio | 5 Novembre 2011 7:57

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Non è che sia ridicolo e bugiardo, come gli rimprovera Anna Finocchiaro commentando le sue esternazioni in chiusura del vertice di Cannes: è che lui la crisi economica proprio non la vede, e quanto a quella finanziaria pensa che sia un gioco degli speculatori che prima o poi si stuferanno e cambieranno bersaglio. E dunque non va presa come un’ennesima comica, di quelle in cui Berlusconi è specialista soprattutto nei summit internazionali, la sua performance in conferenza stampa a conclusione dei lavori del G20. Quelle due o tre frasette sull’Italia che sta benone e sulla «moda» passeggera della speculazione sul debito italiano sono né più né meno che la sua verità , finalmente spiattellata senza infingimenti, finalmente sdoganata – come al solito – proprio quando l’occasione imporrebbe un qualche contegno.
Ma si sa che a lui «i rituali» dei summit non piacciono, e quindi eccola lì, irritualmente, la sua visione dello stato delle cose: in Italia non c’è nessuna crisi, o almeno nessuna «forte» crisi, perché «la vita è quella di un paese benestante, i consumi non sono diminuiti, sugli aerei si fa fatica a prenotare un posto, i ristoranti sono sempre pieni», e, signora mia, fra un po’ arriva Natale e tutti andranno a comprare i regali come ogni anno. E le statistiche dell’Istat sulla povertà ? Quelle sulla cassa integrazione? Quelle sulla disoccupazione? Quisquilie, un premier ha ben altre fonti. Butta un occhio nella pizzeria sotto casa, la vede affollata e si consola. Va a fare shopping nei negozi griffati, e si rincuora. Scende dal suo jet a Olbia, e si sente circondato da tanta bella gente. La crisi? Un’invenzione dei soliti comunisti immusoniti. Lui pensa positivo, e vede positivo.
Eppure non è ridicolo ma patetico quando non gli vengono le parole per dirlo e alla fine trova solo quelle lì, «moda passeggera», per definire l’altalena dello spread che tiene col fiato sospeso ogni mattina milioni di risparmiatori. Di nuovo, ecco finalmente spiattellato il perché del suo olimpico attendismo degli ultimi mesi: è una moda, prima o poi passerà , bisogna solo stare fermi e aspettare che passi, tanto «l’economia italiana è solida, è la terza in Europa, la settima nel mondo», che volete che le faccia una banda di speculatori? Passa anche il tempo però, e stavolta Berlusconi si rivela per quello che è, un imprenditore del secolo scorso. Quando l’economia era reale e la finanza se ne stava lassù a giocare per i fatti suoi. E’ cambiata l’epoca, il capitalismo si è finanziarizzato, l’economia virtuale s’è mangiata quella reale e il tycoon di Arcore non se n’è accorto. Potrebbe costargli caro: ci sono più rischi per il suo governo in quel giochino di moda che nelle defezioni di Stracquadanio. La moda potrebbe non passare prima di averlo definitivamente infilzato. E la crisi archiviarlo come un pezzo da museo mentre andiamo tutti a farci una pizza con gli ultimi spiccioli..

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