La borsa con il fiato sospeso

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Rallenta (+0,2%) il Pil Ue Per le borse quella di ieri è stata una nuova giornata negativa. Le preoccupazioni non nascono solo dalla situazione politica italiana o da quella greca, ma affondano nel malessere dell’economia reale. Ieri mattina le prime notizie negative sono arrivate dalla Germania: l’indice Zew del Centro europeo per le ricerche economiche, che misura le aspettative per l’andamento dell’economia per i sei mesi successivi, è sceso a novembre a -55,2 punti, con un ulteriore calo di 6,0 punti rispetto a ottobre. Si tratta del livello più basso dall’ottobre 2008. A pesare sulle attese per l’andamento dell’economia a breve termine, ci sono le crisi di Grecia e Italia così come i problemi del debito dell’area euro e il calo del business sentiment, cioè del clima di fiducia, negli Stati Uniti.
Le seconda «tegola» sui mercati è arrivata da Bruxelles: Eurostat ha diffuso i dati preliminare sull’andamento del Pil nell’Eurozona e nella Ue a 27 relativi al terzo trimestre che registra una crescita dello 0,2% per le due macro aree. Percentuale immutata rispetto al secondo trimestre, ma il tendenziale (cioè il confronto su base annua) segna una flessione: dall’1,6% all’1,4%. A preoccupare è soprattutto il fatto che nei primi tre mesi dell’anno il Pil cresceva a un ritmo su base annua del 2,4%, mentre il dato congiunturale (trimestre sul precedente trimestre) segnava una crescita dello 0,8%. Insomma, l’Europa sta rallentando e per alcuni paesi la situazione è decisamente nera. Come ad esempio in Grecia (paese sconvolto non solo socialmente dalla cura da cavallo imposta da Ue, Bce e Fondo monetario) che nel terzo trimestre ha visto crollare del 5,2% il Pil e, visto l’andamento dei trimestri precedenti, nell’anno il prodotto lordo diminuire di oltre il 7%. E, cosa ancora più tragica, anche nel 2012 il Pil è previsto in caduta.
Ma tornando all’Europa nel suo complesso, non c’è molto ottimismo sull’andamento dell’economia nell’ultimo trimestre dell’anno e sui primi sei mesi del 2012. C’è il fondato rischio che anche la Germania segni una crescita sotto zero a causa del rallentamento della domanda mondiale. Senza contare che in molti paesi europei – Italia in testa – l’effetto delle monovre corretive si farà  sentire pesantemente e le previsioni concordano nel ritenere che «necessariamente» cadranno i consumi e il Pil. «I rischi di recessione tecnica sono aumentati e per l’economia tedesca prevediamo almeno un trimestre di contrazione, probabilmente il primo dell’anno prossimo», ha dichiarato Michael Schroeder, economista capo Zew Michael Schroeder.
Tornando ai mercati è stata una delle solite sedute altalenanti con Piazzaffari a trattenere il fiato sull’andamento delle consultazioni di Mario Monti per la formazione del nuovo governo e in particolare sull’atteggiamento del Pdl soprattutto sulla durata del governo. Dopo aver aperto in ribasso e aver ampliato le perdite (fino al 3%) nel corso della mattinata, le quotazioni hanno invertito la direzione dopo l’apertura di Wall street e dopo il via libera alla formazione del governo Monti da parte di Pdl e Pd. Ma l’euforia non è durata molto. In chiusura gli indici erano tutti in rosso e il Mib 40 segnava una perdita dell’1,08%. Sulle altre piazze europee, parecchio male Parigi che ha ceduto l’1,7% e Francoforte che ha limitato le perdite allo 0,6%.
A un paio di ore dalla chiusura, le borse Usa segnavano restavano in attivo. Anche negli Stati uniti ieri sono stati diffusi alcuni dati macro economici che non hanno entusiasmato. In particolare le scorte delle imprese che a settembre sono rimaste invariate, come ha comunicato il dipartimento del Commercio Usa. Gli analisti avevano previsto, in media, un incremento delle scorte dello 0,2% mensile, dopo l’aumento dello 0,5% registrato ad agosto.
Tra i titoli del listino milanese si segnala il tracollo (-20,33%) di Finmeccanica dopo il «buco nei conti comunicato in mattinata. In rosso (-4,46%) Unicredit dopo la maxi perdita annunciata lunedì. Anche Ubi Banca ha presentato il parziale di bilancio dei primi nove mesi registrando un dimezzamento degli utili. Le azioni comunque hanno chiuso in positivo (+0,71%) la seduta.
Intanto, Herman van Rompuy, il presidente della Ue, ha fatto sapere che a causa della mancata crescita, tra il 2007 e il 2010, la Ue ha perso circa 2000 miliardi di euro, una cifra che pari all’intero Pil della Francia o all’11% del debito cumulativo dell’Europa. La cifra è il risultato della comparazione tra la crescita attuale e una crescita depurata dall’effetto crisi. «È indispensabile chiudere questo gap il più presto possibile», è stato l’invito del presidente Ue. Come, però, non lo ha detto.


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