Juppé: Italia, crisi di credibilità vigilare sulle riforme promesse
MILANO – Inizia per i mercati un’altra settimana critica. Piazza Affari reagirà – oltre che alla questione greca – alle trimestrali di Intesa Sanpaolo, Telecom e Mediaset, mentre il Tesoro ha in programma nuove aste. Solo che l’establishment finanziario internazionale non crede più nella capacità del governo di mantenere le promesse e fa pagare all’Italia il prezzo. Venerdì la differenza tra il Bund e il Btp si è allargata a 460 punti mentre il rendimento del decennale è volato al 6,42%. Il G20 a Cannes ha confermato le riserve su Silvio Berlusconi, che ieri ha provato a parare il colpo: «La Commissione europea farà le sue verifiche. Noi abbiamo chiesto anche al Fmi di verificare l’andamento di queste riforme per certificarle nei confronti di tutti, non altro. La richiesta, ripeto, è venuta da noi e possiamo ritirarla quando vogliamo». Ma ieri il ministro degli Esteri francese Alain Juppé e il governatore della Banca centrale del Lussemburgo e membro della Bce Yves Mersch sono tornati a battere sul tasto della fiducia. «L’Italia ha un problema di credibilità , è vero – ha detto Juppé, a Radio Europe 1 – bisogna lottare contro questa sfiducia. Il programma di riforme presentato dal governo italiano sembra in grado di calmare i mercati. Ma bisognerà vigilare e assicurarsi che queste riforme siano attuate».
Per Yves Mersch, che ha parlato alla Stampa, l’Italia non deve dare per scontati gli acquisti di Btp ad opera della Bce perché «il nostro compito non è rimediare agli errori della politica. L’acquisto dovrebbe essere limitato nella quantità e nel tempo e avere come unico obiettivo garantire il pieno meccanismo di trasmissione della politica monetaria». Frasi condivise dal governatore della Banque de France, Christian Noyer: «Il ruolo della Bce – conferma – non è finanziare gli Stati a tempo indefinito». Più ottimista Arrigo Sadun, direttore esecutivo per l’Italia del Fmi, secondo cui «l’Italia non è la Grecia, anche perché la situazione fiscale è migliore che in tante altre nazioni».
Gli operatori dei mercati chiedono intanto una soluzione immediata, che avrebbe come corollario le dimissioni di Berlusconi. Aleggia, insomma, l’auspicio di un governo che abbia il peso per fare le riforme. Riforme strutturali che avranno bisogno di tempo per realizzarsi e restituire al Paese la credibilità perduta.
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