Ispezioni ogni tre mesi L’Italia si affida al Fondo

by Sergio Segio | 5 Novembre 2011 7:47

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CANNES — Nella breve vita del G20, un’istanza creata proprio per dare voce agli emergenti, mai un vertice fu ridotto a così pochi e tradizionali protagonisti. Di molti importanti «nuovi» Paesi, dall’India al Brasile, si sono viste giusto le bandiere, mentre i colori dei due Stati al centro di tutti i colloqui — Grecia e Italia — sono spariti. Assorbiti da un drappo blu europeo che qui a Cannes voleva dire Francia e Germania.
Sarkozy e Merkel hanno fatto la voce grossa con il premier greco Papandreou nella pre-riunione di mercoledì sera, e il giorno dopo il referendum inviso a Parigi e Berlino è stato ritirato; poi si sono applicati all’Italia, e nella tarda mattinata di ieri il presidente della Commissione europea Barroso ha annunciato che il nostro Paese sarebbe stato monitorato da Bruxelles quanto alla sua effettiva capacità  di rispettare gli impegni presi.
Un’Italia sotto sorveglianza «su richiesta del premier Berlusconi», dice la versione ufficiale, anche se le pressioni di Sarkozy, Merkel e Berlusconi hanno giocato un ruolo determinante. Sono stati loro a convincere l’Italia ad accettare l’intervento della Commissione e del Fondo monetario internazionale per dare finalmente credibilità  alle misure decise a Roma e, dopo resistenze durate buona parte della mattina, Berlusconi ha acconsentito. Al presidente del Consiglio italiano è stato concesso l’onore delle armi anche se è stata la comunità  internazionale ad avere deciso di mettere sotto tutela, dopo la Grecia, anche l’Italia. L’embrione di una nuova Europa politica nasce togliendo una ulteriore dose di sovranità  solo a due Paesi dell’Unione, ed è la prima volta per un grande Stato fondatore («la terza economia dell’euro» ricorda sempre Sarkozy).
Una irriverente vignetta sulla prima pagina di Le Monde riassume efficacemente i tre giorni (contando anche il pre-vertice di mercoledì) in cui si è cercato di salvare l’Europa — e quindi il mondo — dalla catastrofe: dopo «Merkozy» (l’asse franco-tedesco che da mesi ormai ha preso in mano la situazione) ecco la nuova chimera «Papasconi»: Papandreou e Berlusconi legati assieme, i vestiti laceri, in mano le bandiere nazionali rattoppate e in testa le orecchie d’asino.
«Già  la prossima settimana — ha annunciato Barroso — sarò a Roma con rappresentanti del Fondo monetario per una missione che ha appunto lo scopo di monitorare l’applicazione delle misure». E il presidente del Consiglio europeo Van Rompuy ha aggiunto che «l’Italia ha invitato il Fmi a verificare ogni trimestre l’attuazione del suo piano di risanamento». Poche ore dopo, con la sua abituale serena franchezza, la direttrice generale del Fmi Christine Lagarde fugava ogni dubbio sulla natura del problema: «Il problema dell’Italia è la mancanza di credibilità ». Le rassicurazioni di Berlusconi che evoca «ristoranti pieni» non convincono: se Grecia e Italia crollano la prossima della lista è la Francia, e anche per questo non c’è più tempo da perdere. Nel corso di un summit nel quale i toni diplomatici hanno lasciato spesso spazio a durezze anche personali, una parola di conforto per Berlusconi è venuta dal presidente americano Barack Obama: «L’invito del primo ministro Berlusconi al Fmi per certificare il piano di riforme italiano è un esempio di quelle misure necessarie per riconquistare la fiducia».
Quanto al resto, nel comunicato finale si dichiara la volontà  comune dei Paesi del G20 di rafforzare il ruolo e le risorse del Fmi, anche se mancano i non secondari dettagli su come questo sarà  possibile. L’altro punto significativo è la promessa della Cina di rendere più flessibile il cambio dello yuan, venendo così incontro alle richieste soprattutto degli Stati Uniti. Francia e Germania continuano a spingere per una «Tobin Tax» sulle transazioni finanziarie che non entusiasma l’America «ma il tema ormai è in agenda», ha detto Sarkozy. La presidenza del G20 passa dal 1° dicembre al Messico. Ma il cuore dei problemi resterà  ancora a lungo qui, nell’eurozona.

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