Iran, la guerra del Mossad è già  iniziata

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GERUSALEMME – Sanzioni economiche, crediti internazionali bloccati ma anche sabotaggi, attentati, omicidi, mirati, virus informatici. Quando si dice che tutte le opzioni per fermare la proliferazione nucleare iraniana restano sul tavolo si parla di questo. Se un esercito di diplomatici è al lavoro per mettere la comunità  internazionale unita di fronte alla minaccia atomica degli ayatollah – con la Russia e la Cina sempre contrarie a ogni misura di contenimento – un esercito “di ombre” è in attività  per rallentare in ogni modo i progressi nell’arricchimento dell’uranio ormai chiaramente orientato verso l’uso militare e impedire che l’Iran si doti anche di missili balistici in grado “di trasportare” la bomba verso obiettivi lontani come Riad o Tel Aviv.
Ieri i Paesi europei si dicono pronti a rafforzare le loro sanzioni contro l’Iran – ieri una decisione di Bruxelles in merito è slittata al 1 dicembre – ma restano però divisi sulla opportunità  di un’azione militare. Se la Francia giudica un intervento militare «un danno irreparabile», la Gran Bretagna – per mantenere forte la pressione internazionale – sostiene che «tutte le opzioni sul tavolo», posizione condivisa anche dagli Stati Uniti. In Israele, dove la minaccia nucleare iraniana è particolarmente avvertita, la leadership è convinta che solo l’opzione militare possa fermare, o rallentare, quel programma nucleare. Siamo più vicini a un punto di non ritorno «di quanto la gente non pensi», l’ultimo monito attribuito al premier Benjamin Netanyahu. Per questo la “macchina della guerra” israeliana è pronta e i piani di un attacco aereo e missilistico vengono aggiornati ogni 36 ore.
Ma intanto l’intelligence, il “mondo delle ombre”, non sta con le mani in mano. Ci sarebbe la mano del Mossad, il servizio segreto israeliano, dietro l’esplosione di sabato nella base missilistica iraniana che ha provocato 17 morti. Nell’impianto di Bigdaneh c’erano i missili Shahab, quelli su cui potrebbe essere montata una testata nucleare. Un attacco al “cuore del nemico” nel quale è stato ucciso fra gli altri il “padre” del sistema balistico iraniano, un colpo perfetto, che solo un alto livello di penetrazione nel territorio nemico può dare. Nell’esplosione è morto il generale di divisione Hassan Moghadam, fondatore dell’artiglieria e delle forze balistiche iraniane. Una figura di primo piano del “programma”, alle sue esequie ieri a Teheran c’era anche la Guida suprema della Rivoluzione Ali Khamenei.
«Non bisogna credere agli iraniani che dicono sia stato un incidente, c’è Israele dietro l’attacco di sabato», afferma una fonte confidenziale di un servizio di intelligence occidentale del settimanale Time, aggiungendo che «questo non sarà  certo l’ultimo atto di sabotaggio per impedire agli iraniani di dotarsi di armi nucleari». «Ci sono altre pallottole di riserva», il virus informatico Stuxnet, che quest’anno è riuscito a bloccare per mesi i computer degli impianti nucleari iraniani, per esempio è il frutto di una collaborazione fra Mossad e Cia.
Interpellato ieri su un coinvolgimento israeliano nell’attentato alla base iraniana, il ministro della Difesa Ehud Barak ha replicato con un sorriso enigmatico e una sola frase: «Certo ce ne vorrebbero di più». In ogni caso incidenti, attentati, uccisioni di scienziati si sono moltiplicati negli ultimi quattro anni. Il primo caso nel novembre del 2007 con una esplosione in una base missilistica a sud di Teheran con decine di morti. L’ultimo nel giugno di quest’anno: un aereo che trasportava i tecnici russi alla centrale atomica di Busher si è schiantato al suolo, fra le vittime 6 importanti scienziati. Fatalità ? Un caso? A gennaio dell’anno scorso a Teheran con una moto-bomba è stato assassinato Massud Ali-Mohammad – fisico nucleare di grande importanza – lo scorso novembre è toccato a Majid Shahriari e in luglio a Daryush Rezaei, altri due scienziati impegnati nel programma atomico. Tre conferme che “un esercito di ombre” è al lavoro per fermare con ogni mezzo la corsa iraniana, forse in maniera più efficace di quanto sarebbe un attacco aereo e missilistico contro le basi iraniane che sconvolgerebbe completamente la regione. Perché l’unica certezza che abbiamo è che non appena la prima bomba colpirà  l’Iran, il Medio Oriente che abbiamo conosciuto finora si dissolverà .


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