by Sergio Segio | 18 Novembre 2011 8:16
Da più di vent’anni Valsha John, una suora cattolica di 53 anni originaria del Kerala, si batteva con le popolazioni tribali Santal contro i padroni delle miniere di carbone nel poverissimo Stato indiano del Jarkhand. Nella notte del 15 novembre è stata picchiata e fatta a pezzi a colpi di ascia davanti alla sua casa nel villaggio di Pachwara, nel distretto di Dhumka.
Secondo le prime confuse ricostruzioni della polizia locale, la donna sarebbe stata assalita da almeno 50 persone e i suoi assassini sarebbero stati abitanti locali contrari alle sue attività di leader della protesta contro le estrazioni illegali di carbone della compagnia Panam Coal. I parenti della suora, durante i funerali che si sono svolti ieri a Dhumka, hanno sostenuto invece che la religiosa aveva ricevuto minacce dirette proprio dai dirigenti della società che in passato l’avevano anche denunciata e fatta arrestare. «Bisogna indagare e processare immediatamente i colpevoli di questa brutale uccisione», ha detto Meenakshi Ganguly, direttore di Human Rights Watch per l’Asia meridionale, ricordando che ci sono stati già «ripetuti attacchi e omicidi contro altri attivisti della società civile che avevano denunciato numerosi episodi di corruzione» nel settore minerario di questa regione.
Centinaia di abitanti dei villaggi sono stati trasferiti negli anni con l’ausilio delle autorità per soddisfare la crescente domanda di carbone e minerale di ferro, in una sospetta collusione tra funzionari statali e potenti mafie locali accusate oggi di aver spedito gli assassini a massacrare la suora per impedirle di guidare le continue proteste contro gli scavi illegali e la ridislocazione delle popolazioni tribali della zona. E ora si teme che i colpevoli dell’omicidio restino impuniti come è già avvenuto in passato per altri casi di violenza contro i cittadini contrari alle miniere, a volte accusati di essere militati maoisti.
Suor Valsha apparteneva alle Sorelle della Carità di Gesù e Maria, e secondo i suoi parenti, era stata più volte messa in guardia da membri delle gang criminali locali. «Nostra sorella – ha detto il fratello MJ Baby – ci aveva parlato delle minacce, ma era determinata a stare dalla parte delle popolazioni tribali. Non pensavamo che sarebbero giunti a ucciderla». Il prete Tom Kavala, che ha lavorato 15 anni con la suora, ha detto ad AsiaNews che la monaca uccisa «aveva creato una organizzazione tribale per bloccare l’espropriazione delle terre da parte delle potenti lobby del carbone, aiutando anche la gente a ottenere le compensazioni dalle compagnie. Sei anni fa la stessa mafia aveva provato a “comprare” il consenso di nove villaggi e suor Valsha aveva mobilitato altri poveri del posto. Questi Signori del carbone hanno presentato 33 denunce contro di lei e i suoi sostenitori, ma molti di loro sono finiti in prigione».
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