by Sergio Segio | 9 Novembre 2011 8:14
CITTà€ DEL VATICANO — Il cardinale Gianfranco Ravasi cita un libro di Susan Sontag, La malattia come metafora, perché «quando si parla di malattie la questione non è mai solo biologica o tecnica ma simbolica, la medicina rigenerativa e la ricerca sulle staminali sono discipline di confine e pongono problemi etici, teologici, richiedono un approccio culturale globale…». La premessa è significativa perché non era mai accaduto che il Vaticano, in questo caso il pontificio consiglio per la Cultura, firmasse una «partnership» con una società biofarmaceutica privata — attraverso due rispettive fondazioni no profit — a sostegno di un programma scientifico: con un milione di dollari garantiti «grazie a benefattori» dalla fondazione vaticana per sostenere la causa della ricerca sulle cellule staminali adulte.
Stamattina, nell’aula nuova del Sinodo, si vedrà il primo effetto dell’accordo: un congresso internazionale (titolo: «Cellule staminali adulte: la scienza e il futuro dell’uomo e della cultura») al quale per tre giorni parteciperanno una trentina di relatori e 350 scienziati, vescovi, diplomatici, politici e intellettuali. All’iniziativa la Santa Sede partecipa anche con il pontificio Consiglio degli operatori sanitari e l’Accademia per la vita. Sabato, ha spiegato il cardinale Ravasi, i partecipanti saranno ricevuti in udienza da Benedetto XVI e il Papa interverrà sulla questione.
Questione delicatissima, specie per il mondo cattolico. Le cellule staminali possono essere «riprogrammate» in modo da sostituire tessuti o parti di organi compromessi dalla malattia. Le più «riprogrammabili», perché meno differenziate, sono in genere considerate quelle prelevate dagli embrioni umani. Ma la «manipolazione» e «distruzione» di embrioni umani è inaccettabile e «moralmente illecita» per il Papa e la Chiesa: l’embrione umano «ha fin dall’inizio la dignità propria della persona». Di qui il sostegno ai programmi alternativi che studiano la «riprogrammazione» delle staminali adulte – presenti ad esempio del midollo spinale —, ritenuto più promettente dagli scienziati che lo studiano. Un sostegno che arriverà sabato dallo stesso Benedetto XVI e che la Santa Sede, sotto il suo pontificato, ha già messo nero su bianco nel 2008 con l’«istruzione» della Congregazione per la dottrina della fede Dignitas personae: «È da incoraggiare l’impulso e il sostegno alla ricerca riguardante l’impiego delle cellule staminali adulte, in quanto non comporta problemi etici».
L’accordo è stato firmato dalla fondazione «Stem for Life», della società biofarmaceutica statunitense «NeoStem», e dalla fondazione «Stoq» (Science, Theology and the Ontological Quest) del pontificio consiglio per la Cultura presieduto da Ravasi. Il milione di dollari garantito dal Vaticano e «messo a disposizione da benefattori» servirà a sostenere l’attività delle due fondazioni per promuovere la ricerca sulle staminali adulte e diffonderne le ragioni oltre la comunità scientifica, una «partnership esclusiva di cinque anni» che debutta con il convegno.
A presentarlo, ieri, sono arrivati pure la dottoressa Robin Smith, amministratore delegato di NeoStem («In un prossimo futuro saremo in grado di ricostruire tessuti danneggiati e riparare organi come il cuore») e l’ex ministro Usa della Sanità , Tommy Thompson. «La conferenza si dividerà in una sorta di trittico: gli aspetti scientifici, quelli bioetici e infine una riflessione sugli aspetti culturali, filosofici e teologici, e sull’impegno educativo», spiega il cardinale Ravasi. Il tutto in linea con il «Cortile dei gentili», l’iniziativa del consiglio guidato da Ravasi per «dialogare con la cultura e quindi anche con la scienza contemporanea». E le «partnership» con società private, le sponsorizzazioni? Non è strano, per la Santa Sede? Il cardinale Ravasi sorride: «La sponsorizzazione fa parte di una traduzione gloriosa, il mecenatismo. Del resto, la ricerca in questo campo richiede impegni economici significativi. Oggi abbiamo certo molte più difficoltà a investire rispetto ai Papi mecenati del passato, ma possiamo avere dei sostegni, purché la selezione sia attenta: è difficile trovare un’istituzione con uno “statement” etico così chiaro, altri soggetti lavorano parallelamente anche sulle staminali embrionali».
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