Il ricatto della Fiat e il modello Monti

by Sergio Segio | 15 Novembre 2011 9:17

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Dietro la pistola puntata alla tempia di mille lavoratori piemontesi c’è nascosto un cannone: l’intenzione di estendere il modello Pomigliano a tutti gli stabilimenti del gruppo, nell’auto, nei camion, nei trattori, non più negli autobus perché la fabbrica campana dell’Irisbus l’ha già  chiusa. Di conseguenza, i 70 mila lavoratori per ora sopravvissuti alla mannaia del manager dei due mondi vedrebbero cancellato il contratto nazionale, sostituito da uno aziendale «vuoto» imposto con la forza. Se si cancella alla Fiat, il contratto nazionale non esiste più.
Alla ex Bertone i due terzi dei dipendenti sono della Fiom, ma non possono ribadirlo con il voto perché un gruppo di compagni di merenda ha deciso di impedirlo. Fiat, Fim e Uilm stanno boicottando il rinnovo delle Rsu, perché tanto dal 1° gennaio non esisteranno più i delegati, ci saranno soltanto non-rappresentanti non-eletti ma nominati dai sindacati complici, grazie al modello Pomigliano. Come dice il segretario della Fiom Maurizio Landini, se si impedisce ai lavoratori di votare – oltre che di scioperare e ammalarsi – «è per fotterli». Sembra una metafora dell’Italia di queste ore: se si impedisce ai cittadini di votare, non sarà  anche in questo caso per fotterli? La metafora viene in mente rileggendo un passo di un’intervista di qualche mese fa del Corriere a Mario Monti, in cui quest’ultimo lamenta «la maggiore influenza avuta dalla cultura marxista e la quasi assenza di una cultura liberale» in Italia. Ma non dispera, il presidente del consiglio incaricato: «Tutto questo può venir superato. L’abbiamo visto di recente con le due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne. Grazie alla loro determinazione verrà  un po’ ridotto l’handicap dell’Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili».
Se sono questi i modelli di Monti, vuol dire che il punto di programma sul lavoro del governo che dovrebbe prendere il posto di quello sfiduciato dalle borse è già  scritto, ed è la fotocopia di quello partorito da Sacconi. Solo che, per lo meno, contro Sacconi c’era una qualche timida opposizione politica mentre Monti è il Salvatore della Patria, molto più che l’Unto del Signore. Oggi il presidente incaricato incontrerà  le «parti sociali». Vogliamo sperare che ce ne sia almeno una in grado di mostrargli la stessa dignità  di cui sono stati capaci gli operai di Pomigliano.

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