Il professore al debutto: confermo per il 2013 il pareggio di bilancio
BRUXELLES — «Mario qui praticamente sei a casa tua», le parole con cui lo accoglie Herman Van Rompuy possono definire la giornata. La prima di Monti in Europa, in veste di presidente del Consiglio, è un’accoglienza che più calorosa non poteva essere. Sia il presidente del Consiglio europeo che il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, spendono elogi sulla persona, sul nuovo premier, ma anche sullo studioso, sull’accademico, sull’uomo di cui rimarcano «il talento», la «visione», che non solo rappresenta l’Italia ma che può dare consigli agli altri membri della Ue per uscire dalla crisi dell’euro.
È un clima molto diverso da quello che si respirava sino a qualche settimana fa: nonostante l’aggravarsi della crisi si registra un’enorme apertura di credito delle istituzioni comunitarie. E questo, malgrado siano «enormi», per restare alle parole di Barroso, anche «le difficoltà » che attendono l’Italia e il percorso di riforme che dovrà compiere Monti, che di certo «non ha la bacchetta magica».
Ma è lo stesso Barroso a ricordare che Monti gli ha fatto da superconsulente, che gli ha consegnato un rapporto pieno di utili suggerimenti non più tardi di un anno fa. Viste le premesse, il fatto che il suo arrivo a Palazzo Chigi sia «un segnale importante per le istituzioni comunitarie» è un complimento quasi scontato.
Anche Monti, con le sue parole, segnando una discontinuità persino nella scelta della lingua, l’inglese al posto dell’italiano per le dichiarazioni alla stampa nel palazzo intitolato a Justus Lipsius, conferma le aspettative che sono riposte in lui: la Merkel e Sarkozy, rivela, gli hanno chiesto «suggerimenti, idee, proposte», in vista dell’incontro di domani, con l’auspicio che possano tornare utili per affrontare la delicata situazione finanziaria dell’Eurozona.
In questa cornice cambia anche l’atteggiamento dello staff del premier: sono rimasti alcuni uomini della scorta del Cavaliere, sono cambiati i volti e le espressioni dei collaboratori del capo del governo. L’ambasciatore Terracciano, il ministro Moavero, di cui Monti tesse le lodi davanti agli europarlamentari (cui chiede un aiuto a creare «un clima bipartisan»), Betty Olivi, che guida la comunicazione, hanno il viso rilassato, partecipe degli elogi. Non c’è più traccia della paura di una gaffe o di una parola fuori posto.
È una fiducia ben riposta, a giudicare dai sorrisi del numero uno e del numero due delle istituzioni comunitarie, che non possono che ritenersi soddisfatti da un altro concetto «europeo» che Monti tiene a rimarcare: lui tiene al metodo «comunitario», va sì ad incontrare la Merkel e Sarkozy, domani a Strasburgo, ma non ritiene che le decisioni intergovernative, o i direttori, siano la migliore soluzione per l’Europa. I miei riferimenti, aggiunge Monti, «sono Commissione, Parlamento europeo e Corte di Giustizia, non altri».
Eppure, nonostante tanta sintonia, anche a Monti capita l’intoppo. Una comunicazione equilibrata, con parole dosate, diplomatiche sino al limite del riserbo, non impedisce che nasca un caso. La sua insistenza sulle conseguenze del ciclo economico negativo, in relazione al pareggio di bilancio nel 2013, sembra per alcuni aprire una strada ad un ripensamento di Palazzo Chigi. Non è così, ma occorre una smentita, o se volete una rettifica, e direttamente con l’inviato dell’Ansa, per correggere l’incomprensione. Se per Berlusconi era quasi un’abitudine, l’esigenza di correggere il tiro capita anche al nuovo premier.
Premier che ieri sera ha dormito a casa sua, nella capitale belga, e che è arrivato a Bruxelles a bordo di un Falcon 900 e non del più grande Airbus che usava Berlusconi. Sembra che arrivato a Ciampino, ieri mattina, lo abbia ritenuto esagerato, nelle dimensioni, per il viaggio di uno staff di una decina di persone.
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