Il piano Grecia e i vincoli alle banche, le 5 mosse che hanno distrutto la fiducia

by Sergio Segio | 16 Novembre 2011 9:06

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Per il ruolo di Medea il candidato più autorevole resta la cancelliera Angela Merkel, disposta a danneggiare l’intero mercato europeo dei titoli di Stato, l’euro e la stessa economia tedesca pur di sanzionare l’indisciplina dei partner. E la scena madre si è sviluppata lunedì della scorsa settimana, quando il dramma ha raggiunto un nuovo livello di parossismo: le banche europee, invece di usare i propri soldi per prestiti o altri investimenti, li hanno parcheggiati presso la Banca centrale europea in quantità  senza precedenti. Quel giorno la Bce segnala depositi di fondi da parte degli istituti di credito per 298 miliardi di euro. Mai stati così alti. Chi dovrebbe far circolare la liquidità  con prestiti alle imprese, alle famiglie o in investimenti in titoli di Stato, incrocia la braccia. Le banche preferiscono la certezza di perdere oltre il 2% annuo a causa dell’inflazione, al timore di perdere di più impiegando il proprio denaro. In tutta Europa (e non solo) gli istituti vendono bond sovrani — non solo di Roma, Madrid o Lisbona, anche di Vienna, Parigi o Berlino — e mettono i soldi sotto il materasso della Bce. Il precedente record del denaro inerte si era raggiunto dopo il crac Lehman, tre anni fa, a 297 miliardi. Nei tempi pre-crisi del 2007, i depositi presso la Bce erano fra cento e mille volte inferiori. Il denaro allora circolava, oggi no.
Ci sono molti modi di scrivere la trama di questa tragedia, ma uno di questi potrebbe intitolarsi: «Come autodistruggersi in cinque mosse». La distruzione riguarda la domanda sull’intero mercato del reddito fisso in Europa. L’evaporazione della fiducia ormai agisce ben al di fuori dalla periferia. Gli spread decennali di Austria, Francia e Belgio si trovano oggi (in costante rialzo) dov’erano quelli italiani rispettivamente cinque, quattro e due mesi fa; quelli olandesi sono ai massimi dal 2009 sui Bund tedeschi; e anche la Germania non si sente più tanto bene, perché il costo di assicurazione del debito tedesco è salito a nuovi massimi dell’era euro.
I Paesi indebitati hanno grandi responsabilità , ma un risultato così corrosivo si è potuto raggiungere solo con cinque mosse quasi tutte volute da Angela Merkel. È stata la sua uccisione dei figli (nel senso di Euripide). Il primo atto fu la dichiarazione di Deauville, nell’ottobre del 2010, che chiedeva ai privati di subire perdite sui titoli di Stato detenuti: quella svolta ha dinamitato il pilastro portante del sistema europeo, la fiducia nel fatto che i bond sovrani siano privi di rischio e adatti a investitori come banche, fondi pensione, assicurazioni. Dopo Deauville il contagio si aggravò in Irlanda. Poi è arrivato il vertice di Bruxelles del 21 luglio scorso, con la prima applicazione di Deauville: una perdita «volontaria» delle banche del 21% sul valore dei bond greci ha creato un precedente che ha spinto ancora di più gli investitori a uscire dalla Spagna e dall’Italia. L’effetto di trauma si è poi acuito con l’accordo del 26 ottobre scorso, perché le perdite «volontarie» delle banche sulla Grecia sono salite al 50%. Quella cifra ha messo in fuga ancora di più i creditori degli altri Paesi, perché nessuno crede più che Atene rimarrà  un caso isolato nel non onorare il proprio debito. Non solo: quella scelta ha minato anche la credibilità  del fondo salvataggi europeo, fondato su assicurazioni per il primo 20-25% di (eventuali) perdite in altri Paesi. Dopo che il taglio sui bond greci è arrivato al 50%, chi si sente più protetto da una garanzia sull’Italia che vale al massimo la metà ? L’accordo su Atene contiene poi — quarta mossa distruttiva — un’ulteriore clausola che erode la fiducia nel resto dei debiti europei, perché costituisce un default non coperto dai derivati di assicurazione. Quei titoli di protezione degli investitori (i cosidetti cds) sono diventati di fatto carta straccia, quindi il mercato si è tutelato liberandosi direttamente del rischio sugli altri Paesi. E le vendite hanno fatto crollare le quotazioni ancora di più.
Ma la quinta mossa è forse la più dannosa: l’ultimo vertice europeo ha imposto alle banche di rafforzare il capitale entro giugno. Gli istituti ora rispondono vendendo titoli di Stato, dunque aggravando l’avvitamento del mercato dei bond sovrani, e lesinando il credito, in una spirale negativa fra economia e debito. Il record di depositi alla Bce nasce così.
È vero: Merkel ha «ucciso i figli» a scopo educativo, non punitivo. Non vuole che i Paesi privi di disciplina si sentano premiati e incoraggiati nei loro comportamenti. Ma questa durezza non fa che allargare a ondate il raggio della crisi, poi il desiderio tedesco di sanzioni e infine anche il collasso del mercato del credito in Europa. La paura si è installata anche fra i Paesi a «tripla A» (massimo del rating), nel cuore d’Europa. Il sistema ha fallito nel trovare un modo non autodistruttivo di imporre comportamenti virtuosi. In questa tragedia, la catarsi non è stata liberatoria.

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