Il Pd: serve una cabina di regia governo-partiti

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ROMA – Alla fine della serata, Bersani è un po’ più sollevato. Stamani nel salottino della Sala Zuccari a Palazzo Giustiniani, dove Mario Monti riceverà  i Democratici alle 9,30, il segretario dovrà  rispondere alla richiesta del professore, che suona come un ultimatum – («Senza l’appoggio dei partiti non mi accingerei neppure al compito di governo, anche se non è indispensabile la presenza dei leader nel governo») – con una dichiarazione di lealtà : «Noi ci siamo e sosterremo il governo con convinzione. Sappiamo benissimo che sono ore delicatissime, che ci vuole senso di responsabilità  e non sotterfugi». I sotterfugi, secondo i Democrat, sono quelli che il Pdl starebbe tentando di mettere in atto, per impallinare presto il governo in formazione, o addirittura non farlo decollare. Ma basterà  la promessa di appoggio responsabile di Bersani per rassicurare Monti?
Ieri nella lunga riunione dello stato maggiore del Pd (con Bersani, il vice Letta, la presidente Rosy Bindi, i capigruppo Anna Finocchiaro e Dario Franceschini) si parla di creare una “cabina di regia” politica che raccordi il Parlamento con il governo. Questa “cabina di regia” non dovrebbe occuparsi solo di legge elettorale e riforme istituzionali, ovvero delle materie su cui i partiti si sono lasciati le mani libere, ma coordinarsi con il lavoro dell’esecutivo. Finocchiaro però invita ad andarci cauti: cosa significa? fare rientrare dalla finestra il triumvirato Bersani-Casini-Alfano, appena fatto uscire dalla porta? «Dovremo sperimentare modi nuovi con cui assicurare questo raccordo, a partire dalle sedi che ci sono: il Parlamento tornerà  centrale», raccomanda la presidente dei senatori democratici.
Insomma, il problema di quale sarà  il rapporto (e la garanzia) tra governo tecnico e la maggioranza politica che lo sosterrà , esiste. Ma mente il Terzo Polo (Casini, Fini, Rutelli) nella consultazione già  avuta hanno ribadito che danno carta bianca a Monti su tutto, Idv e soprattutto il Pd hanno stabilito una linea del Piave: il governo deve essere di tecnici, i politici no. «Non ci sono subordinate», si è confidato Franceschini. Anche se nella riunione dei big democratici di subordinate ne sono state prese in considerazione, ad esempio quella dell’ingresso nel governo dei vice presidenti di Camera e Senato di Pd e di Pdl. «Non possiamo compromettere la prospettiva politica, le facce nostre mescolate a quelle del Pdl sarebbero difficili da capire», è stato il leit motiv. Bindi dichiara, poi: «Non è de-responsabilizzarci. Se non vogliamo ministri di partito nel governo è per dare all’esecutivo ancora maggiore autonomia nelle scelte che dovrà  fare». Fioroni: «Il Pd è coeso su questo». D’Alema ribadisce: «Sarà  tecnico ma dal Pd massimo sostegno».
“Montiana” del tutto, è invece Emma Bonino. La leader dei Radicali, ricevuta con Maurizio Turco e Rita Bernardini alle 17,30 ieri, avverte: «Ci vuole un governo autorevole e con un impegno diretto delle forze politiche: ho una lunga esperienza per sapere che non è più il tempo di prese di distanza e imboscate, e quindi il governo Monti deve essere altamente politico per evitare il Vietnam parlamentare. Né bastano 3 o 4 mesi per rimettere in carreggiata l’Italia e quindi deve durare fino al 2013». Quello che il professore vuole, temendo una campagna elettorale strisciante mentre il governo è impegnato pancia a terra a fare uscire l’Italia dalle sabbie mobili di una crisi economico-finanziaria senza precedenti. Di Pietro invece apre alla fiducia («Ma vogliamo vedere squadra e programma»), però insiste per un esecutivo a tempo: «Se passa il referendum o cambia la legge elettorale, subito al voto». Sul programma, il Pd metterà  paletti, insisterà  sull’equità . Chiederà  che non si tocchi l’articolo 18. Monti ha rassicurato. Per il resto, Bersani porterà  a Monti il dossier delle proposte democratiche.


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