Il grande attacco all’Italia titoli di Stato a picco tassi oltre il 7%, spread a 575

Loading

Niente boom di Borsa. Nessun recupero miracoloso degli spread. Anzi. Le dimissioni a rate di Berlusconi costano carissime alle tasche degli italiani e (magra consolazione) anche a quelle del premier.
I mercati – che lunedì avevano festeggiato con i fuochi d’artificio le voci d’uscita di scena del Cavaliere – hanno vissuto ieri una giornata da incubo. Troppi dubbi sui tempi dell’addio a termine. Troppo alto il rischio di un lungo stallo in Parlamento. Risultato: una valanga di vendite su ogni titolo targato Italia. Il conto finale è pesantissimo: Piazza Affari (-3,78%) ha bruciato 13 miliardi, i rendimenti dei Btp sono saliti oltre la soglia del 7%, gli interessi sul debito tricolore sono balzati in poche ore di 5 miliardi l’anno. Roma piange, ma anche ad Arcore, per una volta, c’è poco da ridere: Mediaset è crollata del 12%, mandando in fumo 144 milioni dei risparmi di casa Berlusconi. Ecco la cronaca del Calvario che ha spostato dall’Acropoli al Colosseo l’epicentro della crisi europea.
Lo sgambetto inglese
A inizio giornata il barometro è ancora sul bel tempo. La parola magica («Dimissioni») ha avuto il suo primo effetto. Piazza Affari apre in rialzo dello 0,6% anche se lo spread tra Btp e Bund resta a un soffio da quota 500. «La decisione di Berlusconi è un passo nella giusta direzione», applaude il ministro alle finanze svedese Anders Borg che ha letto solo i titoli dei giornali. Peccato che a Londra leggano anche i pezzi: i tempi della crisi si allungano, il governo tecnico – il sogno dei mercati – è più lontano. E alle dieci i vertici di Lch Clearnet, la società  della City che gestisce gli scambi sui titoli di stato, mollano il missile che affonda l’Italia: visto che Roma è sempre meno affidabile – annunciano – chi usa Btp tricolori come garanzia per raccogliere liquidità  dovrà  depositare una cauzione dell’11,65%, quasi il doppio di quella richiesta fino a ieri. Un elettroshock. «Tenere in portafoglio titoli del nostro paese costerà  di più, specie alle banche», dicono in Borsa. Difatti. Scattano le vendite e lo spread mette le ali: alle 10.02 buca quota 500, dieci minuti e si arrampica a 511. Piazza Affari mette la retromarcia e alle dieci e un quarto perde più del 2%.
L’incubo a quote 7%
Silvio Berlusconi, impegnato in un tour de force di interviste tv, predica ottimismo. «Siamo un paese benestante», assicura a MattinoCinque. Gli operatori, purtroppo, non guardano le reti del Biscione e alle 10.20 – con Mediaset sospesa a Piazza Affari per eccesso di ribasso – si materializza l’incubo dei mercati: il rendimento del Btp a cinque anni buca la soglia del 7%. «Tranquilli – assicurano gli uomini vicini al premier – per il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco il nostro debito è sostenibile anche con tassi dell’8%». Sarà . Mezz’ora più tardi tutti i Btp dai 2 ai 30 anni sono oltre il 7%. La storia ci rema contro: la Grecia ha chiesto il salvataggio alla Ue 15 giorni dopo che i suoi titoli hanno superato questo «punto di non ritorno», come lo chiamano a Piazza Affari. L’Irlanda tre settimane dopo. E il Portogallo ha capitolato dopo due mesi. La Borsa lo sa: a metà  giornata l’indice Ftse-Mib affonda a -4% e lo spread vola allo stratosferico livello di 570. All’una chi compra un Btp a due anni si porta a casa un rendimento del 7,2%. Lo stesso titolo il primo luglio rendeva il 3,3%. Chi paga gli interessi – lo stato italiano – ha i brividi.
L’ora dei gufi
Goldman Sachs prova a dare i numeri. Il limbo in cui le dimissioni a rate di Berlusconi hanno precipitato il paese è il peggiore degli scenari per Roma. Con questo quadro – un paio di mesi di stallo e poi elezioni – lo spread è destinato a rimanere attorno a quota 500. Un governo di centro-destra lo farebbe scendere attorno ai 400, l’esecutivo di unità  nazionale a 300. A Londra il default dell’Italia è giocato dai bookmakers a tre, la Spagna è a cinque. Il soccorso rosso a Berlusconi arriva da Mosca: «Sta facendo il possibile», detta alle agenzie un collaboratore di Medvedev. Non basta, se persino Emma Marcegaglia – che di solito pesa le parole – sbotta: «Siamo sull’orlo del baratro». Le donne sono da sempre la croce del premier: «L’Italia deve impegnarsi di più» lo pressa Angela Merkel con l’aria di chi è appena stato nominato Commissario straordinario di un paese in amministrazione controllata. In effetti è un po’ così: la missione Ue a Roma ha incontrato la Banca d’Italia, i tecnici di Tesoro e Pubblica amministrazione. Roba da far tremare i polsi ai dipendenti statali, visto che la Troika ha chiesto (e ottenuto) da Atene il taglio del 20% dei loro stipendi e l’eliminazione di un posto su cinque.
Il diumvirato Napolitano-Merkel
Il ciclone Italia manda in tilt tutto il Vecchio continente. Lo spread degli Oat francesi sui Bund è al record di 167, i partiti greci faticano a mettere assieme un governo di unità  nazionale ma tutti gli occhi sono su Roma, una bomba ad orologeria nel cuore dell’euro. A far argine scendono in campo i due premier ombra del paese. Obiettivo: assicurare ai mercati che il Cavaliere farà  davvero un passo indietro. Inizia prendendola larga la Merkel: «Rispetto la scelta di Berlusconi di non ricandidarsi», annuncia urbi et orbi mettendo un pesantissimo veto sul suo rientro dalla finestra alla guida del governo. A spazzare le ultime ambiguità  ci pensa il presidente della Repubblica: «Non c’è nessuna incertezza sulle dimissioni di Berlusconi», dice Giorgio Napolitano. I mercati tirano un sospiro di sollievo. La Borsa ridimensiona le perdite al -3,78%, lo spread rientra (si fa per dire) a quota 552. Il Tesoro conferma l’asta da 5 miliardi di Bot prevista 24 ore dopo. Un passaggio delicatissimo visto che i titoli a un anno viaggiavano ieri a rendimenti vicini al 7%. L’unica carezza al Cavaliere arriva da uno dei fedelissimi: «Guardo con grande ottimismo al futuro a breve», dice Ennio Doris, l’ultimo dei Mohicani del Biscione e suo socio in Mediolanum. È lo stesso Doris che il 21 settembre scorso, nel giorno della bocciatura di S&P aveva definito l’Italia «il Paese più solido d’Europa». Non c’è da stupirsi se i mercati tendono a dar più retta al diumvirato Napolitano-Merkel.


Related Articles

Una al giorno. Salvini si scatena sulla legge contro il caporalato

Loading

Il vicepremier a Confesercenti: «Invece di semplificare, complica» Reazioni da Cgil, Pd e LeU: «Complica semmai la vita agli sfruttatori e non va toccata»

Ma per i “furbetti” del contropatto una consolazione da 1,2 miliardi

Loading

Plusvalenza non confiscata. Per l’editore del Messaggero nodo Mps.  E sul processo, che approderà  al secondo grado, pende la prescrizione prevista per gennaio 2013 

L’offensiva di Schäuble per limitare la Commissione «Adesso ha troppi poteri»

Loading

Il ministro infastidito dal ruolo «politico» del governo europeo Scontro con Juncker. L’idea di affidare la concorrenza a un’authority

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment