I trucchi del mercato del carbonio
In Colombia ad esempio la Banca Interamericana di Sviluppo (bid), il Global Environmental Fund (meccanismo internazionale gestito dalla Banca mondiale), la Borsa Valori colombiana, la Camera di commercio di Bogotà¡ e l’ente di cooperazione statunitense UsAid stanno finanziando progetti per 10 milioni di dollari in diverse regioni del paese – e il principale meccanismo è quello chiamato Redd, sigla che sta per «ridurre le emissioni da deforestazione e degrado».
Programmati fra il 2011 e il 2015, sono progetti che meritano l’appellativo di «lavanderia verde», perché permetterranno a grandi imprese colombiane, aziende idroelettriche, gruppi agroindustriali con le loro piantagioni intensive per la produzione di agrocarburanti e grandi compagnie minerarie di investire (e farsi finanziare) progetti forestali in territori indigeni e comunitari, dichiarando che sono progetti (piantagioni etc) che serviranno a «catturare carbonio» e ridurre l’inquinamento. A prestar fede a come sono presentati questi progetti, si tratta di creare un mercato più giusto e sostenibile dal punto di vista ambientale, dove alla compensazione delle emissioni di anidride carbonica si associano attività di conservazione e mantenimento della biodiversità della foresta tropicale e sviluppo delle comunità locali. Nella realtà , il mercato volontario del carbonio è un nuovo subdolo meccanismo mediatico per gli investitori, che così possono vendere meglio i progetti che pretendono sviluppare alle comunità¡ indigene e rurali. È il caso del progetti pilota come il progetto agroforestale San Nicolas nella regione del Rio Negro, sulla costa pacifica colombiana, che coinvolge comunità di discendenza africana e ha finanziamenti del UsAid. O dei corsi regionali di indottrinamento – pardon: convincimento – per le comunità indigene dell’amazzonia colombiana finanziati dalla Banca Mondiale, il Wwf e dal Ministero dell’ambiente colombiano (www.censat.org/desenreddando).
Una recente puntata del programma comico televisivo olandese Keuringsdienst van Waarde, sul mercato delle compensazioni del carbonio con il meccanismo Redd, dimostrava che grazie a questo mecanismo gli investitori potranno comprare una parte della fpreste tropicale brasiliana per appena un centesimo di dollaro al metro quadro. In un Brasile dove il tasso di deforestazione, che si era ridotta negli ultimi due anni, è salita negli ultimi mesi del 470% – anche in seguito all’approvazione, in maggio, di una riforma del codice forestale che, oltre a concedere la totale amnistàa per la deforestazione già realizzata, permetterà di accelerare il taglio di porzioni di foresta per implementare i meccanismi finanziari Redd. Casi analoghi si sono i recenti accordi per un finanziamento di un miliardo di dollari che il governo norvegese darà all’Indonesia, di 250 milioni alla Guyana e diun miliardo al Brasile.
Lo sviluppo di questa «lavanderia verde» apre spazi di accordi redditizi anche con alcune imprese ambientaliste. Lo mostra bene il video-scoop prodotto da alcuni giornalisti inglesi della rivista Don’t Panic: hanno preso contatto con il trust conservazionista Conservation International, facendosi passare per investitori del fabbricante di armi Lockheed Martin, e sono riusciti a ottenere dall’organizzazione ambientalista la possibilità di «compensare» le emissioni della maggiore industria di armamenti al mondo semplicemente comprando un bosco in Madagascar.
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