“I giornalisti che ribaltarono il mondo”: la storia della Inter Press Service
Ma come si è arrivati a questo risultato? Percorrendo una strada “per nulla facile”, scrive il giornalista Roberto Savio autore del libro e direttore della IPS fino al 2000 oltre che cofondatore e segretario generale di Media Watch Global. “Sin dall’invenzione del telegrafo, le agenzie di stampa internazionale hanno orientato la visione del mondo di ognuno di noi, contribuendo invariabilmente a condizionarla in base agli interessi geopolitici dei poteri forti. Dopo la Seconda guerra mondiale, infatti, il 94% delle notizie dei giornali di tutto il mondo in materia di affari esteri proveniva da 4 agenzie, la AP, la UPI, la AFP e la Reuters con una copertura che lasciava ben poco spazio alle nuove realtà che stavano nascendo dalla decolonizzazione limitandosi alla cronaca del dualismo della Guerra Fredda”.
Troppo poco per Savio che come giornalista ha da sempre promosso numerosi progetti di informazione, privilegiando le questioni relative allo sviluppo e affiancando il lavoro in Rai, dove è stato direttore dei notiziari per l’America Latina (vincendo il premio giornalistico St. Vincent per i suoi documentari), all’impegno nel Technological Information Pilot System (TIPS), nella Rete dei Sistemi Informativi Nazionali per l’America Latina – Caribe e nel notiziario Women’s Feature Service (WFS), prima di collaborare con vari governi dei Paesi impoveriti e organismi internazionali, tra cui l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL).
Tutto iniziò nel 1964 quando un gruppo di giornalisti, lanciandosi in un’avventura da molti considerata utopistica, decise di creare un’agenzia internazionale che desse voce a chi non l’aveva, dai Paesi del Terzo Mondo ad attori marginalizzati, come le donne e i bambini, privilegiando temi globali come l’ambiente, i diritti umani e la giustizia penale internazionale. Il loro intento era raccontare non tanto l’analisi dei singoli avvenimenti, quanto i processi di fondo che costituiscono l’unica vera chiave di lettura di uno scenario politico internazionale in perenne e rapida evoluzione. Nacque così la Inter Press Service (IPS) che oggi può con orgoglio permettersi e rivendicare l’immagine di copertina: un mondo provocatoriamente capovolto, dove anche le notizie dei paesi in via di sviluppo possano ambire ad un ruolo nel palcoscenico di vecchi e nuovi media.
Avvalendosi della collaborazione di 500 fra corrispondenti e collaboratori attivi in oltre 150 Paesi, l’agenzia ha conquistato un suo spazio nel panorama dei media mondiali anche grazie all’originale modalità di diffusione delle notizie con prodotti radiofonici comunitari e web (con 10 milioni di pagine consultate al mese) che hanno consacrato negli anni la IPS come la principale agenzia internazionale specializzata in tematiche legate allo sviluppo: un riconoscimento che ne mette in luce la capacità di penetrazione nel mercato mediatico tradizionale e la disponibilità a una stretta collaborazione con le organizzazioni indipendenti della società civile.
Ma raggiungere questo traguardo è stato possibile solo dopo una lotta aspra e su più fronti con il giornalismo “istituzionale” ha ricordato Jason Nardi, curatore del libro e con un passato come direttore di Unimondo. Il Dipartimento di Stato Americano negli anni ’70 inviò istruzioni a tutte le ambasciate affinché si adoperassero per la chiusura degli uffici IPS nei loro Paesi e anche la TASS, l’agenzia di stampa ufficiale dell’Unione Sovietica, mise in piedi una feroce campagna ai danni dell’agenzia. “Le agenzie tradizionali, europee e americane, fecero la loro parte e la IPS si trovò, così, al centro degli scontri che alle Nazioni Unite si accompagnavano al dibattito sul nuovo ordine informativo. Soprattutto, si riteneva inaccettabile che una cooperativa internazionale di giornalisti senza fini di lucro ribaltasse il mondo, rifiutando di legittimare il Nord come suo unico interlocutore”.
Anche per questo a Firenze con l’autore Roberto Savio e il curatore Jason Nardi, Paolo Ciampi presidente dell’Associazione Stampa Toscana, Lorenzo Guadagnucci giornalista de La Nazione e Simone Siliani della Fondazione Culturale Responsabilità Etica, hanno parlato di un libro “senza precedenti” capace di raccontare una “storia senza precedenti” scritta da cento dei suoi protagonisti: uomini e donne di molti Paesi del mondo che raccontano le proprie battaglie per creare un’altra informazione possibile”. Molti di loro sono poi diventati scrittori o poeti affermati, ma non pochi sono stati assassinati a causa del loro lavoro. Un lato drammatico nella storia dell’agenzia di stampa, ma che per lo scrittore e saggista uruguaiano Eduardo Galeano citato in una nota dell’editore “è la prova che i miracoli esistono, purché siano umani: questo miracolo è il frutto dell’umana ostinazione dei naviganti che attraversano mari nemici, giorno dopo giorno, aprendo la strada all’informazione onesta e alla libertà di opinione.” Stesso attestato di stima del giornalista Ignacio Ramonet per il quale IPS “testimonia la voce originale e valida in mezzo al frastuono mediatico attuale. E questo dimostra che, perfino nel nuovo contesto dell’informazione nell’era digitale, possono sorgere forme di resistenza insperate”.
Lunga vita quindi all’altra informazione possibile come quella della Inter Press Service che anche Unimondo dal 1998 con la rete OneWorld tenta a suo modo di percorrere offrendo, anche con il contributo della IPS, un’informazione qualificata sui temi della pace, dello sviluppo umano sostenibile, dei diritti umani e dell’ambiente, diffondendo quell’informazione plurale e quotidiana capace di dar voce alle molteplici realtà della società civile italiana e internazionale.
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