Grillo e gli orfani del maligno

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E non solo perché Grillo non è stato chiarissimo sulla dinamica del golpe, non avendo smascherato chi c’è dietro: Monti in prima persona? Il presidente della Repubblica? I professori bocconiani? I generali (ce n’è uno alla difesa…)? Le banche? Tarcisio Bertone? Gabriella Carlucci? Nell’attesa di fare luce sull’ennesimo mistero italiano, i tantissimi frequentatori del blog restano perplessi perché il governo Monti, in fondo, ha permesso la cacciata di Berlusconi. Anzi, dello «psiconano».
È capitato anche ad altri che sulla personalizzazione del male hanno costruito la loro fortuna politica di essere presi in contropiede. Antonio Di Pietro dopo aver annunciato la sfiducia al nuovo governo è stato costretto a cambiare idea dalle proteste dei suoi elettori. Terrorizzati dal possibile ritorno del «mafioso di Arcore». Un’opinione pubblica costruita a botte di «nano pelato» e «stupratore» fa un po’ di fatica a orientarsi su problemi più complessi. Ed è un guaio visto il bisogno di opposizione che c’è, con il governo che in parlamento ha il 91% dei voti e fuori dal parlamento un coro di stampa e tv innamorate non solo del programma dei «tecnici» al potere, ma anche della loro eleganza e sobrietà .
Niente di meglio delle strambate dei duri e puri dell’antiberlusconismo per testimoniare quanto lavoro ci sia da fare per rimettere assieme gli strumenti di un’opposizione di merito. Di Pietro oscilla tra l’accusa a Monti di guidare un governo di poteri forti e conflitti di interesse e la promessa che l’Idv sarà  il «maggior alleato» dell’esecutivo. Grillo prima si dimentica che per la costituzione le elezioni non sono l’unica via d’uscita dalla crisi politica (avvicinandosi pericolosamente agli argomenti di «testa d’asfalto»). Poi scorda pure di aver sostenuto, fino a qualche giorno fa, che le elezioni anticipate avrebbe sfasciato il paese. E allora? Se Monti è un colpo di stato e le elezioni erano peggio, dovevamo tenerci il «cainano»? Finiranno col confessarlo.


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