Gli Usa «bevono» meno benzina
Per contro sono aumentate del 6% le emissioni dovute all’uso di gas naturale: il bilancio netto è appunto meno 7% delle emissioni del principale dei gas «di serra», responsabili del riscaldamento globale del clima.
«E’ solo un inizio», ha commentato Brown presentando lo studio, il 2 novembre: convinto che si tratti appunto di una «storica inversione di tendenza» negli Stati uniti. Secondo lui, le emissioni di anidride carbonica Usa hanno toccato il picco nel 2007; quel calo del 7% potrebbe diventare un calo del 20% se non addirittura del 30% entro l’anno 2020. E se così sarà , aggiunge Brown, gli Stati uniti potrebbero diventare leader mondiale nel taglio delle emissioni carboniche e quindi nell’azione per stabilizzare il clima.
Sta di fatto che il consumo di benzina (e quindi le relative emissioni di CO2) negli Usa ha cominciato a calare, e già questo è un fatto storico – speriamo che non sia soloper la recessione…. Questo, dice Brown, perché l’efficenza energetica delle nuove auto è aumentata (più chilometri percorsi con meno carburante), ma anche perché si è contratto sia il parco veicoli, sia il numero di chilometri percorso in media da ciascun veicolo. Nel 2008 erano in circolazione 250 milioni di auto, e quello è stato il picco: un po’ per la crisi, ma anche perché i giovani sono meno auto-dipendenti dei loro genitori, osserva Brown, 77 anni: «Ai miei tempi, quando sono cresciuto nel New Jersey rurale, per un giovane avere la patente e l’automobile era il rito di passaggio. Ora quel rito è avere uno smartphone». Oggi negli Usa ci sono 10 milioni di adolescenti con patente (negli Usa l’età minima per guidare è 16 anni), contro i 12 milioni del 1979. Sarà per la recessione, ma gli americani cominciano a tornare ai trasporti pubblici. Spuntano le corsie riservate alle biciclette. Città come Washington, Chicago e New York hanno creato programmi di bike-sharing, biciclette condivise. Il fondatore del Earth Policy Institute (e prima del WorldWatch) si chiede allora: con un calo così accentuato nel consumo di benzina, abbiamo davvero bisogno del contestatissimo oleodotto TransCanada Keystone XL per portare le sabbie bituminose dal Canada alle raffinerie del Texas? «La risposta è no».
Viene da osservare che questo calo nelle emissioni di gas di serra è avvenuto in modo largamente «spontaneo», di mercato, non in virtù di una politica nazionale sul clima (che l’amministrazione di Barack Obama ha dapprima tentato di disegnare, arrendendosi però molto presto alle opposizioni). Anche se Brown riconosce qualche merito all’amministrazione Obama: quello di aver impiosto uno standard di efficenza energetica per le automobili, e di aver dato sostegni allo sviluppo dell’industria solare ed eolica.
Ma il merito maggiore di questo nuovo trend Lester Brown lo attribuisce alla campagna Beyond Coal («oltre il carbone»), lanciata da centinaia di gruppi e associazioni locali e coordinata dall’organizazzione ambientalista Sierra Club e motivata soprattutto dalla minaccia alla salute dovuta all’inquinamento. A questi si devono decine di iniziative per bloccare nuove centrali a carbone, «così efficaci che hanno imposto una moratoria di fatto», e ora si stanno lanciando in battaglie per chiudere gli impianti esistenti – decine sono ormai programmati chiudere nei prossimi anni. Tutto questo, dice Brown, segna un nuovo tipo di consapevolezza dei cittadini americani.
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